Forse non tutti sanno che alla base della creazione di un antidoto, c’è il veleno stesso. O forse sono solo io un po’ naif (ho appena scoperto l’acqua calda?). Resto tutt’oggi affascinato da questo ciclo che è vitale ma al tempo stesso insalubre. A suo modo.
L’ho pensato sulle prima battute di The System Only Dreams in Total Darkness, quando Matt Berninger travolge ogni mio pregiudizio – posto a preservare l’integralità di cuore e cervello, e mi svela il dietro le quinte di questo sistema, che troppo spesso ricalca le linee di un nuovo medioevo.
It’s always darkest before the dawn.
Il secolo breve, ha lasciato il passo al secolo brevissimo. Nella mia vita da provinciale, il Manuel Agnelli che lottava contro il mio bigottismo od il William Patrick Corgan che lacerava le mie derive esistenzialiste, hanno lasciato posto al Matt Berninger che lotta contro il mio continuo riallacciarmi alla vita adolescenziale. Non credo che ciascuno di noi possa scegliere più di tanto quali siano i propri eroi. Piuttosto siamo costretti ad accettarli. Be true to yourself, come dicono oltremanica ed oltreoceano.
Parlare del nuovo disco dei The National mi costringe a fare una sorta di autoanalisi, vedere quali sono i pezzi che ancora tengono assieme la mia anima, lavorare nel lato oscuro della realtà con il solo fine di analizzarmi. Matt dice che in questo disco ha voluto parlare delle cose di cui ha paura: è un confessionale, per nulla autobiografico.
Essere sinceri è la cosa più impressionante dell’ultimo lavoro della band; grazie anche alla capacità di mescolare almeno 5 elementi unicamente eccezionali: i testi e la voce di Matt Berninger, gli arrangiamenti ed i riff dei gemelli Dessner e soprattutto i ritmi di Bryan Devendorf. La grande bellezza delle loro opere credo derivi proprio dalla continua ricerca di un equilibrio che, per natura o per dedizione, non saranno in grado di trovare mai: Matt è un anima instabile.
The Day I Die, la già citata The System Only Dreams in Total Darkness e la splendida Guilty Party sono pezzi che mi scavano l’anima. Quella tormentata che nascond(iam)o a molti. Sono le parole, i ritmi, le evoluzioni, i suoni rilasciati col contagocce per non intaccare le atmosfere e gli equilibri delicatissimi di questo splendido macramé emozionale.
Matt Berninger é il veleno di cui abbiamo bisogno per poter affrontare quello che è il nostro antidoto più necessario: la vita. E questa è la settima prova che ci è concessa.
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