A. Savage – Thawing Dawn

Giacomo Mazzilli per TRISTE©

Una della mie grandi passioni è la cucina.

Adoro cucinare, assaggiare nuovi piatti e scoprire nuove tecniche. La parte principale di ogni mio viaggio, consiste nel scegliere i ristoranti ed i piatti da gustare.

Con Vieri avevamo anche un altro progetto, chissà che non lo realizzeremo un giorno.

Parlo di cucina, perché di tutte le mode/correnti che si sono avvicendate negli ultimi anni, una delle più importanti è stata quella della destrutturazione: prendere piatti tipici ed utilizzarne gli ingredienti base per ricreare un’alternativa sorprendente.

State tranquilli, non ho intenzione di parlarvi di melanzane alla parmigiana, ma del nuovo lavoro di Andrew Savage, leader dei Parquet Courts che ha appena pubblicato un disco solista: Thawing Dawn.

A titolo personale, trovo che la caratteristica più interessante delle opere in solo, sia appunto da ritrovare nella destrutturazione del prodotto. Per poter capire quali siano, ad esempio nel suono dei Parquet Courts, le influenze portate da Andrew e ricercare i collegamenti fra tutte le loro opere. Un po’ come Alex Turner quando svela i lati più romantici degli Arctic Monkeys.

Thawing Dawn è decisamente più riflessivo, profondo e meno sghembo di qualsiasi opera Parquetcourtiana, più scarno e intimo. Mantiene, però, una peculiarità in comune: ha bisogno di tempo per essere assimilato ed amato.

Se da un lato, l’amore si svela dietro una coltre di suoni punkeggianti, qui si nasconde dietro liriche molto personali e progressioni melodiche equilibratissime.

Is it wrong that all I think about is you these days? Did they drag me off, or did I gladly run fast and free into your grips?

Ci sono canzoni che evidenziano l’anima dell’album, come la mia preferita Indian Styly. Qualcuno ha scritto che inizia come una canzone degli Oasis e sebbene riesca a comprenderne il senso, non riesco ad associare due figure antitetiche come Andrew e Liam Gallagher. Un po’ come l’ananas e la pizza.

What I do ed Eyeballs sono le canzoni che si avvicinano più di tutte ai PC, mentre ci sono delle chicche decisamente country come Phantom Limbo e Winter in the South, ed infine la title track, Thawing Dawn, che sembra uscita da un progetto fine anni 70.

Si ha l’impressione di essere di fronte ad un’opera molto matura, in cui Savage riesce a sorpassare ogni ironia, essere serio e sincero.

E come la cucina contemporanea, l’alba fondente di Andrew, si scioglie, congela, dissolve scientificamente per svelare dall’interno le proprietà che la costituiscono.

Benvenuti nell’era molecolare.

 

Un pensiero su “A. Savage – Thawing Dawn

  1. Pingback: Daniele Luppi & Parquet Courts – MILANO | Indie Sunset in Rome

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