Agnese Sbaffi per TRISTE©
Il cantautore australiano di base a New York, Scott Matthew, è in tour in Italia per presentare il suo nuovo album, Ode to Others.
Quattro date che partono da Roma, Largo Venue il 6 novembre.
Ad aprire c’è Andrea Di Donna e i suoi (Andrea e il mare calmo): coraggiosi e coinvolgenti scaldano l’atmosfera con un energico pop-folk anglo-italiano.
A seguire salgono sul palco, mentre la sala accoglie gli ultimi ritardatari, Scott e i tre che lo accompagnano (Gary Langol all chitarra, Sam Taylor al violoncello e la polistrumentista Marisol Limon Martinez).
Il clima è informale, Scott sembra di buon umore e dopo i primi due brani (Happy End, End of Days) inizia a interagire con il pubblico con disinvoltura. Introduce le canzoni, racconta aneddoti, spiega i retroscena e non manca mai di strappare un sorriso, anche se amaro.
Suona e canta tutti i brani del nuovo disco, odi all’amore in senso lato, un omaggio alle persone che Scott ama e ammira di più, il padre (Where I Come From), la canzone per il primo anniversario del suo (ormai ex) compagno Michael (Just Another Year), lo zio emigrato e omosessuale suicida prima che lui nascesse (Cease and Desist), la dedica per le vittime della strage di Orlando nel 2016 (The Wish) e per i luoghi che appartengono alla sua infanzia australiana (Flame Trees, cover dei Cold Chisel) e quelli che l’hanno adottato nel presente (The Sidewalks of New Year).
La sala è ampia e non troppo affollata, il design industriale non frena la voglia di intimità ed empatia, le coppie si avvicinano, dondolano la testa a tempo, si tengono per mano, c’è chi si lancia sotto palco per ballare cheek-to-cheek. La sintonia tra il pubblico e gli artisti sul palco è una magia che non sempre riesce ma è il bello dei live, il rischio, l’incognita della reazione e, se funziona, la soddisfazione quando ci si accorge che sì, è un’emozione condivisa.Vengono riproposti alcuni brani dai suoi lavori meno recenti come The Wonder of Falling in Love, Market Me to Children e For Dick (che non conoscevo e mi ha strappato qualche lacrima furtiva), fino a chiudere con la sua versione di I Wanna Dance With Somebody che conquista definitivamente il pubblico che intona con lui il famoso ritornello e improvvisa un controcanto.
Ovviamente è una chiusura fittizia, “è lo showbiz” come dice lui stesso prima di rientrare in scena per la vera chiusura affidata ad Harvest Moon. Delicata, sospesa, intensa come la sua voce. Elegante e dall’animo gentile, attento e dotato di un carisma potente ma non invadente, capace di tenere in piedi una narrazione malinconica e allo stesso tempo disincantata sui sentimenti, i dubbi e i problemi del nostro tempo.
Questi sono i concerti che ci piacciono.