Peppe Trotta per TRISTE©
Affrontare una perdita è sempre difficile e pone di fronte ad un dolore disarmate.
C’è chi ne rimane sopraffatto e chi lentamente riesce a trarre nuova linfa da ciò che a prescindere diviene episodio indelebile della propria esistenza.
E c’è poi chi come Damien Jurado tramuta l’emozione in urgenza comunicativa, in gesto creativo che insegue una necessaria catarsi.
La scomparsa di Richard Swift, amico e collaboratore del musicista americano, ha infatti certamente tanta parte nella realizzazione di In the Shape of a Storm, riecheggiando spesso tra le parole e le atmosfere essenziali di un disco intimo e diretto che giunge quasi inatteso a meno di un anno dallo splendido The Horizon Just Laughed, album che ci regalava un Jurado in ottima forma, alle prese con un nucleo di canzoni accuratamente rifinite con tocco maturo ed elegante.
Registrato nel corso di alcune ore con il solo ausilio della sua chitarra acustica a cui a tratti si affianca quella di Josh Gordon, il lavoro recupera alcune tracce inedite scritte dal cantautore nell’arco di una carriera ormai ventennale e adesso riunite per costruire una breve raccolta di elegiache istantanee che raccontano della nostalgia per un passato andato, dell’incertezza del futuro, di amore e di amicizia e delle sensazioni agrodolci ad esse connesse. La voce scorre morbida ad offrire confessioni a cuore aperto sussurrate senza ausilio di alcun filtro perché, come lui stesso dichiara in “Lincoln, ‘There is nothing left to hide’.
Ci ritroviamo così di fronte a dieci preziosissime gemme che distillano con estrema naturalezza ed essenzialità sentimenti profondi che non lasciano scampo perché a volte neanche il tempo sa essere d’aiuto.
‘Time does not heal
Everything an end’
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