Eve Adams – Metal Bird

Francesco Amoroso per TRISTE©

Dopo tanti anni passati a scrivere di musica è inevitabile il rischio di ripetersi.
Accade che gli stessi concetti vengano ripetuti a distanza di pochi giorni. E, a volte, capita anche di contraddirsi.
Proprio un paio di giorni fa, appunto, sempre su queste “pagine“, mi lamentavo della follia del music business che in alcune occasioni impedisce a noi appassionati di musica di ascoltare album e artisti che meriterebbero maggior visibilità (e una più capillare e fruibile distribuzione).

Per fortuna capita anche (ma ben più raramente) che gli addetti ai lavori si facciano perdonare le loro scelte (il più delle volte) scellerate e incomprensibili: è il caso della pubblicazione arrivata a inizio anno del nuovo lavoro della cantautrice americana Eve Adams che, senza l’intervento dell’etichetta Basin Rock, sarebbe rimasto probabilmente negletto e trascurato.

L’incredibile quantità di proposte musicali di questi anni frenetici comporta che troppi album si perdano nel magma delle autoproduzioni che non riescono ad avere alcuna esposizione mediatica: uno di questi è Metal Bird.
Autoprodotto dalla cantautrice originaria dell’Oklahoma nel marzo 2021, l’album è praticamente passato senza lasciare traccia alcuna, confuso tra le mille proposte cantautorali che, nella maggior parte dei casi, non colpiscono l’ascoltatore al primo passaggio, non avendo ritornelli accattivanti o arrangiamenti glamour.
Per fortuna, stavolta, qualcuno dell’etichetta indipendente britannica Basin Rock l’ha sentito (e quando un addetto ai lavori si comporta bene, l’encomio è d’obbligo), l’ha adorato e ha deciso di riportarlo alla luce, rimasterizzarlo, farlo scomparire dai servizi di streaming e poi ripubblicarlo con una finalmente appropriata distribuzione e un adeguato supporto promozionale.

E’ così che Metal Birds è giunto alle mie orecchie e, per una volta, invece di doverlo andare a cercare, è giunto lui da me e mi si è offerto su un piatto d’argento.
E che pietanza succulenta mi è stata servita questa volta!
E’ chiaro che la Basin Rock (che ha nel suo roster artiste meritevolissime come Julie Byrne, Nadia Reid e Aoife Nessa Francis), sia ormai diventata una garanzia di qualità.

Attraverso dieci brani, Adams presenta un diario di viaggio intimo, delle confessioni al crepuscolo, adornate da un folk psichedelico cullante e vagamente ipnotico (viene in mente Hope Sandoval con i suoi Warm Inventions), ma non mancano passaggi, come nella title track, nelle quali l’artista americana ci sorprende con arrangiamenti che sfiorano il krautrock.
Eve Adams si faceva chiamare Scout fino al 2017, ma, da allora, nonostante il cambio di nome in ditta, la sua musica non è poi così mutata.
La sua Americana Noir riesce a essere calda e confortevole, pur meditando sull’amore, sulla morte, l’insicurezza e la solitudine. Le sue canzoni scorrono lente e intorpidite, fragili e vibranti, accompagnate da una voce che riesce a essere indolente eppure fervida, avvolgente.
Probabilmente ciò che permette a Metal Bird di svettare nella produzione di Eve Adams (e anche rispetto a tante analoghe offerte cantautorali) è la presenza di Military Genius, in veste di produttore, che impreziosisce il lavoro con arrangiamenti, misuratissimi ma di sopraffina eleganza, che combinano il folk minimale con passaggi orchestrali arditi e inquietanti, abbracciando il jazz più scheletrico, le colonne sonore dei film anni ’40 e un certo gusto per le ballate strappalacrime degli anni ’30.

Il folk noir raffinato e intenso di Eve Adams offre conforto nelle avversità della vita e il suo Metal Bird, che a un primo approccio potrebbe sembrare quieto e rilassato, si rivela, invece, turbolento e profondamente romantico.
Il tappeto sonoro apparecchiato da Military Genius permette alla sottile voce di Adams di prendere fuoco e di insinuarsi, come una sonda, tra le pieghe e gli spazi dei nostri sentimenti, delle nostre sensazioni più recondite.

L’album, che non ha alcun passaggio a vuoto né alcuna caduta di tono, porta l’ascoltatore, brano dopo brano, frase dopo frase, in un percorso sonoro cullante e ipnotico, sempre al limite tra rilassamento e incubo. Il passaggio tra la ninna nanna inquieta della suggestiva La Ronde e le disturbanti distorsioni psichedeliche di Prisoner, che poi si scioglie anch’essa in una carezzevole ballata, è emblematico di un album che riesce a rischiare pur rimanendo sempre fedele a se stesso.

Metal Bird è un lavoro avulso dalla contemporaneità, difficile da collocare anche nello spazio, e le sue canzoni, sempre in bilico tra cielo e terra, richiamano un’età dell’oro più immaginata che reale, risultando, nel suo essere schivo ma coraggioso, straordinariamente efficace e, a tratti, di una bellezza incantevole e, quasi suo malgrado, abbagliante.

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