Francesco Amoroso per TRISTE©
Non so se capita anche ad altri, ma personalmente, da qualche tempo a questa parte, tendo ad adagiarmi, nei mei ascolti, su sonorità che riescono ad accompagnare le mie attività quotidiane senza essere troppo invasive o disturbanti. Privilegio, così, artisti e musicisti che, pur esprimendo – almeno dal mio punto di vista – tutto il loro talento e la loro personalità, lo fanno con una certa pacatezza o con sonorità a cui sono maggiormente abituato.
Questo atteggiamento, tuttavia, rischia di farmi perdere una grande fetta di produzione musicale, che sarebbe almeno altrettanto degna di attenzione, per il solo fatto che le caratteristiche espressive scelte da alcuni artisti mal si conciliano con un ascolto disattento o non sono adatte a qualsiasi momento della giornata o umore.
La produzione musicale di Haley Fohr, in arte Circuit Des Jeux, è un esempio evidente di quanto sto provando a spiegare: le sue composizioni, articolate, impegnative, spesso stranianti e dissonanti, non sono adatte ad essere fruite distrattamente, né, tantomeno, in qualsiasi mood ci si trovi.
E questo vale anche per il suo ultimo album, -io, per quanto, in alcuni passaggi, sia il più accessibile della sua produzione.