Ducks Ltd. – Modern Fiction

Francesco Amoroso per TRISTE©

Ricordate The Wedding Present?
Quei tipi che, nel 1992, sono apparsi su Top Of The Pops circa 12 volte, visto che ognuna delle canzoni concepite per il loro folle progetto “one single a month” ha raggiunto la top 20?
Quelli che, sfacciatamente, nel 1990 hanno intitolato un loro 12 pollici All The Songs Sounds The Same?
Beh, se non li ricordate, sarebbe davvero opportuno che vi deste da fare con un accurato approfondimento, visto che hanno scritto alcune delle pagine più importanti (e, soprattutto, eccitanti) del guitar pop inglese degli ultimi 40 anni, a partire da Tommy (la raccolta dei primi singoli) e George Best, passando per Seamonster (prodotto da Steve Albini) fino ad arrivare al recentissimo Locked Down And Stripped Back (il cui titolo è assolutamente autoespicativo).

Tuttavia non è dei Wedding Present che voglio parlare (anche se mi piacerebbe farlo, prima o poi) ma di una band formata da due canadesi di Toronto che è da poco giunta all’esordio sulla lunga distanza: i Ducks Ltd.

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Le Ren – Leftovers

Francesco Amoroso per TRISTE©

Ogni volta che arriva il momento delle premiazioni, dei riconoscimenti, delle classifiche annuali, mi capita di notare come, per riuscire veramente a colpire il pubblico, sia necessario scrivere romanzi, cantare canzoni, interpretare personaggi con personalità e storie quasi sempre sopra le righe, straordinari, tali da lasciare lo spettatore, il lettore o l’ascoltatore totalmente invischiato emotivamente nelle loro vicende.
I premi, la visibilità, il plauso unanime non sono mai appannaggio di opere nelle quali sia l’understatement la cifra principale.
Se un oscar si vince interpretando le vicende drammatiche di un genio folle ma dotato di grande umanità e non certo la profonda vita interiore di un sensibile impiegato del comune, o recitando nella coinvolgente storia d’amore tra un gangster spietato ma dal cuore tenero e di una ballerina che in infanzia veniva molestata dal padre, invece che in una tenera storia di amicizia tra due adolescenti ordinari, anche in musica il dramma è il principale motore per colpire subito nel segno.

Eppure esistono ancora alcuni autori che scelgono cocciutamente, refrattari a ogni logica di mercato, di contenere anche le vicende più drammatiche e coinvolgenti, di evitare di essere costantemente sopra le righe, di affrontare argomenti all’apperenza privi di grande appeal come l’amore filiale o l’amicizia.

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Constant Follower – Neither Is, Nor Ever Was

Francesco Amoroso per TRISTE©

La sensazione costante nell’affrontare la vita è che ci vogliano sempre pronti ai blocchi di partenza, sempre scattanti, sempre di corsa, indirizzati verso qualche traguardo.
Chi si ferma è perduto, chi indugia viene lasciato indietro, chi si distrae rischia di non cogliere il momento giusto e diventare obsoleto. Pronti? Partenza… Via!

Non è prevista l’ipotesi di interrompere lo starter dopo la prima domanda e fargli comprendere che no, non siamo pronti, anche se è tutta la vita che ci alleniamo per quella corsa. Anche se fino a un attimo prima, piegati sul tartan della pista di atletica, ci sembrava che dopo lo sparo avremmo divorato il mondo, in realtà ci siamo appena resi conto che non siamo affatto pronti ad affrontare l’ennesima corsa. Anzi che abbiamo deciso di ritirarci e non correre più.
Non è una scelta contemplata – non lo è, né lo è mai stata – tanto che tra il “Pronti” e il “Via” non avremmo comunque il tempo di pronunciare nemmeno quel monosillabo che ci tirerebbe finalmente fuori dalla gara.

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Grouper – Shade

Peppe Trotta per TRISTE©

Nebbia così fitta
che non mi
vedo
più
il cuore.

Trovo perfetti questi versi di Nazim Comunale per descrivere il paesaggio da cui immagino emergere le creature sonore plasmate da Liz Harris. Un territorio crepuscolare immerso in un presente eterno dove lo scorrere del tempo perde definizione.
E in effetti le tracce degli itinerari enigmatici firmati Grouper sono spesso composizioni scritte nel corso degli anni e improvvisamente recuperate per cristallizzare le sensazioni del momento.
Non fa difetto a questo peculiare processo creativo Shade, album intriso di un lirismo fragile che prosegue la ricerca di una forma cantautorale sempre più scarna e diretta.

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Julia Bardo – Bauhaus, L’Appartamento

Francesco Giordani per Triste©

‘Qualunque cosa la vita ci riversi addosso, avrà sempre qualche piacere da offrirci. E noi siamo tenuti a coglierlo’.
(Jonathan Coe, Io e Mr Wilder,
Feltrinelli 2021)

Mi piace cominciare questa recensione con una citazione violentemente ottimistica, tratta dall’ultimo delizioso romanzo di Jonathan Coe, scrittore arguto ed elegante, quanto mai britannico, che ha scelto di sublimare il suo già ben noto amore per le commedie di Billy Wilder in un’opera felicissima, regolata da un magistrale senso della misura narrativa e dello stile. Scelgo questa citazione sia perché la condivido sia perché, in un garbuglio di libere associazioni tutte mie, mi fa da comoda sponda nel parlare di un disco che ha per titolo, in italiano, Bauhaus, L’Appartamento.

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