Cicada – Seeking The Sources Of Streams

Peppe Trotta per TRISTE©

Alla luce di una contemporaneità fatta soprattutto di problematiche sociali e ambientali, guerre e pandemie non sorprende ritrovarsi di fronte a tante produzioni crepuscolari, spesso decisamente inclini a plasmare atmosfere distopiche. Il nero profondo, le ombre nette, il rumore e la dissonanza sono elementi a dir poco dominanti, ma fortunatamente a ogni regola corrisponde almeno un’eccezione. 

Nel caso della musica d’ambiente – particolarmente intrisa di toni plumbei – una realtà spiccatamente di segno opposto è rappresentata dall’attività di Flau, label con sede a Tokyo promotrice di itinerari sonori variegati accomunati da un’estetica onirica, orientata a costruire universi melodici confortevolmente luminosi. In tale contesto si inserisce la ricerca dei Cicada, ensemble di Taiwan formatosi nel 2009 e intento dal 2013 alla creazione di vere e proprie rappresentazioni aurali del paesaggio dell’isola.

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Hotel Lux – Hands Across The Creek

Francesco Giordani per TRISTE©

Parlando di Gaz Coombes mi ero un po’ (un po’ tanto…) fatto prendere la mano da fanciullesche nostalgie anni Novanta.
A distanza di qualche settimana, mentre curvo sulla tastiera m’ingegno a mettere in fila le parole della recensione triste di Hands across the creek, ovvero il brillante esordio dei sud londinesi (d’adozione) Hotel Lux, il pensiero corre verso altri anni; gli immediatamente successivi, eppure così diversi, anni Duemila.

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The Tubs – Dead Meat

Tiziano Casola per TRISTE©

Come si costruisce un album indie rock? La risposta dovrebbe essere suonando come si vuole, seguendo l’istinto o qualche linea di condotta etica-estetica possibilmente strampalata, producendo il disco con mezzi di fortuna, ma soprattutto non badando a nessun giudizio altrui su come farlo correttamente.
Certo, come no!
Sarebbe bellissimo, ma la verità è che non funziona così. Suonare spontanei è già di per sé complicato, figuriamoci suonare pure “indie”.

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Bailey Miller – love is a dying

Francesco Amoroso per TRISTE©

Gli eccessi alimentari, soprattutto se caratterizzati dall’assunzione di una grande quantità di cibi insalubri, zuccheri e calorie, tendono a stimolare un aumento dell’insulina e del deposito di grassi nel nostro organismo. Come rimediare? La soluzione è riequilibrare il nostro organismo con un’alimentazione sana inserendo nel nostro menù alcuni alimenti semplici e non lavorati. Di seguito daremo alcuni consigli su come ottenere rapidi risultati grazie a un digiuno depurativo che non consiste in un vero e proprio digiuno drastico bensì in una dieta a base di folk essenziale e minimale basato esclusivamente sull’uso della voce e di pochi strumenti. Tale cura permetterà all’organismo di eliminare tutte le tossine accumulate in giorni e giorni di stravizi tra orchestrazioni eccessive, canzoni urlate, eccessivamente drammatiche e ruffiane e brani trasgressivi che finiscono per scandalizzare gli ultraottantenni, ma solo quelli bigotti.

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Theory Of Ghosts – EP1

Francesco Amoroso per TRISTE©

Music won’t save you from anything but silence/ Not from heartbreak, not from violence

Let’s shut the lid on this/ Let’s move this rock and seal this cave/ ‘Cos this show has over-run/ I am done, I am done, I am done/ I’d rather stick a sword in my eye/ Than go through this again/ I am moving to Alaska/ I am moving to the moon/ But you never get/ No, you never get/ Closure
(G. Johnson)

Nonostante sia uno dei miei parolieri preferiti di sempre, non sono d’accordo con Glen Johnson quando afferma che la musica non possa salvarti da nulla fuorché dal silenzio. A me la musica mi ha sempre salvato da tutto (pleonasmo voluto), forse anche dai numerosi danni che la musica stessa mi ha causato.
Perciò, nonostante un caro amico abbia preso a prestito il verso per dare il nome alla propria webzine, reputo che questa considerazione sia semplicemente il tentativo da parte di un artista fin troppo sensibile di mostrarsi cinico per non risultare fragile e indifeso. Tentativo malriuscito (seppur riuscitissimo dal punto di vista della metrica e musicale) perché (al pari dell’ I Don’t Love Anyone dei Belle And Sebastian) dimostra sostanzialmente il contrario.

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