I live in ambienti raccolti, a diretto contatto con gli artisti e con un pubblico ristretto e interessato, sono un’esperienza che amplifica il piacere di ascoltare la musica. A Roma questa cosa non c’era e Unplugged in Monti ha saputo, qualche anno fa, introdurla nel panorama della capitale. Per questo vogliamo sottolineare ancora una volta come una simile iniziativa merita tutto l’interesse che ha saputo suscitare.
Questa sera, da Bristol (UK), Joyce The Librarian. Eccovi la nostra review.
Oltre ad essere il nome di una canzone comica composta da Peter Skellern, Joyce The Librarian è il progetto dietro cui si cela il britannico Martin Callingham che a novembre dello scorso anno ha visto l’usicta del proprio debut, They May Put Land Between Us (che potete ascoltare qui)
Le sonorità di questo artista sono quelle di un indie-folk che, specialmente su disco, guarda fortemente alla melodia e fa della calda voce di Martin un elemento chiave per la caratterizzazione dei pezzi.
Questa sera doveva presentarsi in compagnia del suo fidato chitarrista che invece, per problemi personali, è rimasto in Inghilterra. Munito quindi di chitarra e voce, Martin Callingham ci ha accompagnato con i pezzi del suo disco e con qualche inedito che farà parte del suo prossimo lavoro.
Le canzoni si susseguono una dopo l’altra, delicate e intense: sì, perchè se da un lato un pezzo come il bel singolo Follow Me I’m Right Behind You sembra una leggera ninna nanna, dall’altro Martin è in grado di accompagnare le melodie con testi profondi e toccanti.
Tra le sedie e i cuscini del Black Market, Joyce The Librarian è un’ottima colonna sonora per questo Lunedì sera invernale, trovando anche lo spazio per accennare (su richiesta) There is a light that never goes out degli Smiths.