La prima canzone di ogni disco è per l’artista il primo contatto con il mondo, il brano che in qualche modo dovrebbe fare entrare l’ascoltatore dentro al proprio universo. E questa volta Maria Antonietta decide di non girarci attorno, io si.
Il primo disco (in verità secondo, ma primo in italiano) della nostra (amatissima) Letizia, mi aveva lasciato sconvolto, sedotto e tristemente (senza ©) abbandonato. L’ho amato tantissimo. Del resto cosa potrebbe suscitare un pezzo come Saliva? Per la prima volta in vita mia ho trovato un pezzo che racchiudeva in sé tutto il meglio della canzone italiana al femminile, da Cristina Donà ad Ornella Vanoni, da Carmen Consoli a Caterina Caselli.
Una delle critiche che più spesso ho sentito muovere nei confronti di Maria Antonietta però, è stata: “non si capisce cosa dice”; beh, allora non poteva esserci niente di meglio che partire con un pezzo come Galassie. Già, un pezzo che metterebbe in difficoltà chiunque.
Il primo minuto e mezzo sono solo voce e qualche nota, le liriche limpide e bellissime: “grazie di parlarmi di coraggio e di posizioni, direi di pose che adotti senza avere convinzioni”. Al minuti 1:45, le presentazioni sono già finite, possiamo solo goderci il resto dell’album.
Ossa, il singolo che ha preceduto l’uscita del disco, aveva fatto capire che qualcosa era cambiato, una sorta di ritorno alle radici punk con suoni più diretti, per parafrasare: sembrava che Letizia volesse lanciarli questi benedetti sassi, invece no. Continua a convivere con le sue due anime, quella più ruvida ed istintiva che si rivela in brani come Abbracci, Ossa, Diavolo; quella più matura e sofisticata di Ombra, Galassie, Animali (di cui vi avevamo giá parlato qui).
È proprio colpa di Ombra se mi innamoro perdutamente di questo disco. Dapprima perché quando penso alla “felicità [che] proietta sempre un’ombra lunga” penso ai miei amici con cui ho passato la settimana scorsa, a quanto mi mancano, a quanto è bello che facciano parte della mia vita; poi, penso ad uno di questi, alle sue qualità di musicista, al suo talento ancora adesso un po’ nell’ombra nonostante abbia scritto alcune tra le canzoni italiane più belle che abbia ascoltato negli ultimi anni.
Poi ritorno coi piedi per terra, e penso che in fondo è proprio questo l’universo che Letizia ci ha voluto presentare. Un posto fatto di storie belle (“sei l’uomo con cui vorrei svegliarmi ogni mattina”), a volte finite male (“tu non scompari mai”), a volte infinite (“il nostro amore durerà per sempre”), ma soprattutto un universo in cui la sola cosa che non viene mai meno è il suo talento cristallino.
Voto 8. Cara Italia, riesci sempre a commuovermi.
“Io non mento al limite sto zitta” Chapeau
come si fa a non amarla?
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