Sono in “ferie” da pochi giorni (come se ci andassi davvero in ferie….). Sono tornato a casa. Sono al mare. Dovrei (dovrei…) essere abbastanza rilassato. E allora perchè non alzare il telefono e dire a due amici se hanno voglia di farsi 300 km in macchina sotto il Sole in un Venerdì da bollino nero per il traffico?
Beh, io l’ho fatto. E ho trovato pure chi mi ha detto di sì. Il motivo è un evento per cui i 300 km (+ i 300 del ritorno…) non possono essere una giustificazione per mancare: tornano in Italia i Belle and Sebastian e lo fanno nella splendida cornice della Rocca Malatestiana di Cesena per l’ottima rassegna acieloaperto. Tutti in macchina, si parte.
Qui non si tratta di quanto vi piacciano i Belle and Sebastian o di quanto siate appassionati di Indie-Pop (tra l’altro non io, almeno non in modo particolare). Qui si tratta di assistere al live di una delle band più importanti degli ultimi vent’anni. Un gruppo a cui una consistente parte dellla musica che ascoltiamo oggi si ispira direttamente.
Dagli esordi del 1996 fino agli anni più recenti (l’ultimo lavoro in studio risale al 2010), la band di Glasgow ha saputo mantenere sempre molto elevato il livello della propria produzione musicale, cambiando membri della formazione ma sempre guidati dalla voce e dalle parole di Stuart Murcdoch.
Come al solito sul palco sono in tanti: oltre alla già numerosa band si aggiungono degli archi e una tromba (italiani) che accompagnano ottimamente il gruppo per tutto il concerto. Nel giardino interno della Rocca (davvero un bellissimo posto) i Belle and Sebastian deliziano il pubblico con un concerto che, innanzitutto, colpisce per l’estrema bravura e professionalità di tutti i musicisti. E ovviamente per le splendide canzoni dei B&S.
Un concerto “tirato”, nel senso che i successi della band si susseguono uno dietro l’altro (loro possono permettersi di fare un live, in pratica, di sole “hit”): dopo l’intro strumentale di Judy is a Dick Slap si passa dritti da I’m a Cuckoo e Another Sunny Day.
Non vi farò l’elenco di tutte le canzoni suonate, che la band estrae in modo abbastanza equilibrato da tutta la discografia, ma voglio sottolineare ancora come tutta l’esibizione è stata un esempio di bravura e di intrattenimento come poche volte mi è capitato di vedere. Un gruppo affermato che mantiene un atteggiamento di estrema empatia col pubblico e di “umiltà” (intesa qui più che altro come genuinità) e che contemporaneamente è capace di garantire due ore di grande carica, sia emotiva che “cinetica”.
Stuart canta, suona, si muove, balla e ad un certo punto sparisce dal palco con due ragazze del pubblico per riapparire con loro sugli spalti della Rocca e cantare da là sopra. Poi ecco far salire un gruppo di altre ragazze sul palco mentre la band esegue l’attesissima The Boy With Arab Strap prima e Legal Man poi.
Tanta energia e tanto divertimento. Con Mayfly, I Want The World To Stop e Suckie In The Graveyard (oltre ai pezzi citati in precedenza) che mi rimangono particolarmente impresse nella memoria, il concerto si conclude con il bis della bellissima Me & The Major preceduto dalla presentazione in grande stile della band.
Un bellissimo live, per una band che ha segnato in modo indelebile la musica contemporanea. Una location suggestiva per cui ancora una volta facciamo i complimenti agli organizzatori. Insomma, questi 600 km (andata e ritorno) valeva proprio la pena di farli.
Ne valeva la pena anche se alla fine del concerto tu che avevi parcheggiato la macchina dalla parte opposta rispetto a tutto il resto della gente, che era sì la parte più corta per salire alla Rocca (almeno crediamo), non avevi calcolato che quella era anche la parte in cui i cancelli ad una certa ora venivano chiusi: così mi sono trovato a scavalcare un cancello in ferro battuto stile castello medievale tra spunzoni e inferriate.
Cose che non facevo nemmeno quando ero più giovane. E ascoltavo i Belle and Sebastian.
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