Flower Face – Funeral Kid EP

Del nostro amore per il Canada vi abbiamo parlato un sacco di volte. In tutte le salse. Musicali, culturali, ambientali. Così tante volte che quasi ci siamo stufati anche noi di ripetervelo. Quasi.

Questo per dire che anche per questa nuova recensione torniamo in Canada. E questa volta il verbo “tornare” ha un ulteriore significato. Se ci seguite, il nome di Flower Face non vi sarà nuovo: a distanza di qualche mese, vi parliamo nuovamente di questa giovanissima cantautrice dell’Ontario, che avevamo scoperto qualche tempo fa.

flowerface_funeralkidepA maggio di quest’anno vi avevamo infatti parlato del secondo lavoro di Flower Face, homesick, che segue every parts of you that’s in me (primo lavoro, targato Novembre 2013). Ed ora, dopo pochi mesi, eccola di nuovo con questo funaral kid EP, una raccolta di 6 canzoni (aperta dalle parole di Walt Whitman, in testa alla title track) che confermano nuovamente quanto di buono avevamo sottolineato nella nostra prima recensione.

Se nei tag di questo album, sul proprio bandcamp, la cantautrice dell’Ontario ancora inserisce le parole “sad” (don’t be sad, be TRISTE©. ehm, scusate, è venuta spontanea) e “bedroom pop” che accomunano, per mood e generale inquadramento musicale, questo nuovo lavoro con quello precedente, con funeral kid la giovane musicista modifica le proprie sonorità.

Rimangono le delicate melodie che contraddistinguono tutto il suo lavoro, ma se prima queste si sviluppavano quasi esclusivamente in un pop acustico dalle influenze folk, in questo nuovo lavoro compare in modo più marcato il gusto di questa artista per un’elettronica dai tratti eterei e dreamy: nella già citata iniziale title track, in opulent desires e nella bella morbid fascination queste nuove influenze escono fuori in modo evidente.

Ciò non toglie che gli altri pezzi del disco rimangono più in linea con quelli del lavoro precedente: l’ottima september racchiude perfettamente tutta la bravura e tutta la dolcezza di questa giovane e talentuosa artista.

Canadese appunto. Perchè in Canada tutto è perfetto. O almeno, così piace pensare a noi di TRISTE©.

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