Il Sudafrica è lontanissimo. Non lontano come la Nuova Zelanda, però è lontano. Ben 10 ore e 24 minuti da capitale a capitale, secondo il mio nuovo sito preferito. Però dopo queste 10 ore e mezza ci troveremo solo con un’ora di fuso da smaltire.
Voi direte: certo, si chiama latitudine. Lo so, lo so. Però normalemente sono abituato a viaggi che dopo 10 ore ti scombussolano tutto il ciclo sonno-veglia. Come quelli con trenitalia.
E proprio dal Sudafrica Kristin McClement si è fatta ancora più ore di viaggio per raggiungere le spiaggie della terra di albione (più precisamente quelle di Brighton) trovandosi comunque, anche lei, con sole due orette di fuso da regolare.
Che bello il fantastico mondo delle coordinate geografiche! Ehm, scusate.
Qui nella redazione (si fa per dire) di TRISTE© (senza che la cosa sia mai stata pianificata a tavolino) abbiamo sicuramente un certo debole per le voci femminili: sia quelle più soavi e delicate, che per quelle più “forti” ed incisive.
Forse Kristin McClement può essere considerata il perfetto punto di incontro tra questi due “gruppi”. L’ottima cantautrice è arrivata alla fine di questo Febbraio 2015 con l’uscita del suo atteso debut, The Wild Grips, dopo l’uscita di due interessanti EP (uno, self-titled, nel “lontano” 2009; l’altro, Pursue the Blues, targato 2013).
Anche lei partecipe di quella fucina di talenti che è il Wilkommen Collective, Kristin riesce a mescolare lo storytelling tipico del folk a momenti di raffinate melodie con altri di sonorità graffianti e “ruvide” vicine, per certi aspetti, ad un’altra nostra grande passione, Angel Olsen.
Anche nei pezzi melodicamente più delicati come la bella Hope’s Departure, l’atmosfera è sempre pervasa da un senso malcelato di inquietudine (cosa che avrei dovuto intuire già dal titolo) in grado di conferire grande spessore ai componimenti della cantautrice sudafricana.
Una dolce malinconia trova invece spazio in Drink Waltz e Planks, mentre sono pezzi dalle ritmiche cupe ed incalzanti come l’iniziale Blackfin Gulls o No End to the Drum a caratterizzare le prime tracce di questo bellissimo debut.
Ma il pezzo che più mi è entrato nel cuore (e queste sono, ovviamente, impressioni personali) è la splendida Giant No Good con il suo toccante e prolungato finale di archi.
Un debut atteso, che se da un lato non sorprende (nel senso che le qualità di questa artista erano indubbie) da un altro spiazza per profondità e bellezza.
Ora torno a guardare la cartina geografica.
Pingback: Le Firme di TRISTE© – Top 5 2015 | Indie Sunset in Rome
Pingback: Kristin McClement + Luke Winslow-King @Unplugged In Monti @Black Market – Roma, 2/2/2016 | Indie Sunset in Rome