Albert Brändli per TRISTE©
Sono le 02:00 del mattino e ho appena varcato la soglia di casa. Il Venerdì, dalle nostre parti, lo si dedica alle bevute in compagnia. Ad un tratto ricordo che un certo amico, solo pochi giorni fa, mi inviò un paio di tracce da ascoltare, chiedendomi di buttare giù due righe.
Sapete, non è poi così semplice quando a due passi dalla dimora in cui vivi, un vulcano erutta migliaia di tonnellate di lava incandescente, con i boati che smuovono le vetrate di casa.
Beh, io ci provo.
Lui, Yankie, è Canadese del Quèbec, dove l’inverno (quando arriva) è pungente come quando mettete il naso dentro al congelatore. Ma al contrario dai luoghi che lo ispirano, la sua chitarra è calda, e la sua voce confortante e delicata.
I brani, invece, costruiti su pochi giri di accordi e arpeggi (a momenti accompagnati dalle note di un pianoforte ed essenziali percussioni), ti lasciano in bocca il sapore del folk.
Di certo non quello degli anni sessanta di Bob dylan, piuttosto un po’ come dei più minimali Kings of Convenience, che intrisi di malinconia (di quella malinconia che ti contagia), sembrano quasi obbligarti a prendere l’auto, per affrontare quel viaggio che prima o poi tutti abbiamo immaginato di fare, alla scoperta di quella meta (interiore) che ci mette costantemente alla ricerca di qualcosa.
L’atmosfera è sognante. A questo punto non resta che scaldare il motore.