Twin River – Passing Shade

TwinRiver_PassingShadeSara Timpanaro per TRISTE©

Ricordo che da bambina, quando giocavo da sola, a volte mi ritrovavo a rincorrere la mia ombra. Mi divertivo un casino a girare come una trottola sotto il sole caldo della mia isola, credevo fosse magico vedere quella parte di me che non avrei preso mai  e che paradossalmente ero io stessa a proiettare.

Si, ho iniziato presto a farmi le pippe mentali: questo ricordo mi ha aiutata a ricostruire la faccenda. Ed era inevitabile per me riportarlo alla memoria
non appena ho letto il titolo del secondo album dei Twin River: Passing Shade.

Questi cinque prodigiosi ragazzi vengono da Vancouver, Canada. I Twin River erano conosciuti inizialmente come duo folk, per poi crescere di numero e consentire così l’aggiunta di quelle influenze pop, garage e indie-rock che in Passing Shade ci fanno venir voglia anche di ballare (e non solo di ascoltare)

Il primo singolo estratto dell’album è stato Antony, di cui la band ha realizzato anche un bellissimo e significativo video. Hanno tutti delle maschere, come a voler rappresentare la parte che usiamo per presentarci al mondo, per poi truccarsi e fare tante cose come ballare e sporcarsi di torta, che poi è quella di Antony.

Ma a volte il significato delle cose si nasconde nei dettagli: nei primi frame del video si nota che hanno tutti una spilla con scritto “My name is Antony”, come a voler significare che in tutti noi c’è un “guerriero della strada”, come lo definisce la stessa band,  che sotto l’eco di chitarre riverberate combatte la propria battaglia personale contro le proprie ombre negative.

Restando in tema di ombre e altra roba un po’ scura, uno dei brani che cavalca questo concetto è Settle Down, che secondo la cantante Courtney Ewan incarna il contrasto tra ciò che è chiaro e ciò che è scuro, tra la spontaneità e la razionalità, la gioventù e la vita adulta.

Come quando da bambina correvo rincorrendo la mia ombra pur sapendo di non poterla afferrare mai, il brano Know to Run si cuce perfettamente in questo frammento di infanzia. I bambini non sono i soli che si divertono scappando: questo gioco lo si fa anche (e aggiungo “sopratutto”) da grandi. “I’ve been known to run/If there was ever hope, now there’s none/And now I’m on the move like I used to be/I’m sure that you can see something’s wrong with me”

Vedere la nostra ombra da bambini per la prima volta significa riconoscersi sempre di più come individui, e rappresentarsi creando così una immagine di sè , come Courtney Ewan canticchia sotto forti echi di chitarra in Knife: “Well there’s a shadow on my face and it’s shaped like a knife / You got me talking to myself when I sleep at night.”

Spero che prima o poi mi stancherò di correre dietro la mia ombra e come da bambina mi lascerò cadere in un soffice letto d’acqua.

Sto agognando le ferie.

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