Vieri Giuliano Santucci per TRISTE©
Una delle cose belle del mio lavoro è il fatto che spesso mi porta in giro per il mondo.
A volte anche molto lontano, altre volte più vicino. Il Portogallo non è solo vicino come distanze. Lo è anche come cultura, cibo e bevande.
E per me che sono cresciuto a mezzo km dalla Liguria, lo è un po’ anche per l’accento.
Sì, perchè nulla mi toglie dalla testa, ogni volta che sento parlare un portoghese, che tra la nazione delle pastel de nata, del bacalao e del porto e tra la regione della focaccia, del pesto e della farinata ci sia un legame strettissimo.
Non solo nella cadenza della parlata, ma anche in quel non troppo velato senso di malinconia che sembra aleggiare continuamente nell’aria. Sarà la storia di navigatori e marinai, saranno il vento e le città che si inerpicano partendo dal mare, ma il legame è forte.
Lisbona in particolare è una città bellissima, che come Genova sembra guardare ad un passato glorioso da un presente meno ricco di soddisfazioni. Ma pur sempre verace e pieno di tradizioni.
Pur essendo lì per lavoro, sono come sempre riuscito a ritagliarmi del tempo per esplorare la città e, visto che ce n’è stata l’occasione, di poter vedere un ottimo concerto. Nadia Reid concludeva infatti il proprio tour europeo, e certo non potevo farmela scappare.
Sul palco della splendida Casa Independente, piccolo club all’interno di una casa con annesso piccolo giardinetto, la cantuatrice neozelandese porta la propria voce e la propria musica, sulla scia del suo più recente lavoro in studio, il bellissimo Preservation (di cui vi avevamo parlato qui).
Il concerto inizia in solitaria, chitarra acustica e voce, con due pezzi (Seasons Change e Runaway) del suo debut del 2015 (Listen to Formation, Look for the Signs), per per continuare accompagnata da chitarra acustica e backing vocals verso le canzoni del suo ultimo lavoro (sempre comunque intervallate ai pezzi del passato).
Preservation è un disco particolarmente intimo e ricco di intensità emotiva, e la cornice della Casa Independente sembra la più adeguata per raccogliere il pubblico intorno alla splendida voce di Nadia, che piano piano ci racconta le sue storie e il suo vissuto.
Le note di Reach My Destination, Richard, Holy How e di altri successi riecheggiano nella piccola stanza dimostrando che la Reid è davvero una delle migliori interpreti del folk in circolazione. Una “hit” come The Arrow and the Aim e la conclusiva Some Are Lucky sono la poi la perfetta chiusura di un concerto davvero intenso.
Non c’è cosa migliore che scoprire cose nuove: nuovi cibi, nuove città, nuove culture. Ed ancora più bello è poter farsi accompagnare in queste scoperte da qualche “costante” a noi cara.
La musica ci seguirà sempre. E sarà sempre bellissimo.