David Christian And The Pinecone Orchestra – For Those We Met On The Way

Francesco Amoroso per TRISTE©

This is not a surrender or a farewell

Esistono legami tra esseri umani che non è sempre facile definire. Affetti, amori, semplici affinità, quiete passioni o pura ammirazione da lontano.
Non serve neanche un contatto diretto per sviluppare queste quasi indefinibili forme di connessione. Basta sentire che i cuori e le anime vibrino alla stessa frequenza perché si crei un nodo che il tempo e le circostanze non riusciranno a sciogliere.

E’ raro che accada, ma quando accade ci si sente arricchiti e appagati.
Nel mio caso (ma sono certo anche nel vostro) è stata spesso la musica il tramite per formare alcune relazioni elettive.
Una di queste è quella che porto avanti (in maniera del tutto unilaterale, almeno fino a quando non ho avuto il grande piacere di intervistarlo) con David Feck, artefice principale dell’epopea minore dei londinesi Comet Gain.
Oggi questo straordinario artista (che probabilmente si schermirebbe se provassi a definirlo così in sua presenza) debutta con un album solista, For Those We Met On The Way, che rinnova, anzi rafforza, quell’indefinibile, eppure fortissimo, legame.

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Tigers & Flies – Among Everything Else

A volte mi piacerebbe che il mio orecchio fosse del tutto disabituato alla musica.
Vorrei poter ascoltare ogni brano musicale come fosse il primo che ascolto in vita mia.
E non solo perché sono convinto che la sensazione di meraviglia e stupore sarebbe eccezionale e immensamente appagante, ma anche per avere la possibilità di apprezzare una canzone o un album senza tutte le sovrastrutture che, costruite in più di quaranta anni di ascolti “matti e disperatissimi”, inevitabilmente condizionano (e a volte inficiano) le mie capacità analitiche e i miei gusti.

Questo pensiero, che mi accompagna da tempo, mi è tornato alla mente quando, un paio di mesi fa, mi è arrivato il promo del (mini) album d’esordio di una nuova band inglese, inviatomi dalla mia venerata etichetta Violette Records.
Mi è bastato, infatti, un primo ascolto distratto del promo perché mi tornassero in mente i nomi di decine di band della mia adolescenza e, con loro, i ricordi e le sensazioni di un’epoca e di un momento della mia vita che non posso che ricordare con infinita tenerezza (e qualche rimpianto).

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Ducks Ltd. – Modern Fiction

Francesco Amoroso per TRISTE©

Ricordate The Wedding Present?
Quei tipi che, nel 1992, sono apparsi su Top Of The Pops circa 12 volte, visto che ognuna delle canzoni concepite per il loro folle progetto “one single a month” ha raggiunto la top 20?
Quelli che, sfacciatamente, nel 1990 hanno intitolato un loro 12 pollici All The Songs Sounds The Same?
Beh, se non li ricordate, sarebbe davvero opportuno che vi deste da fare con un accurato approfondimento, visto che hanno scritto alcune delle pagine più importanti (e, soprattutto, eccitanti) del guitar pop inglese degli ultimi 40 anni, a partire da Tommy (la raccolta dei primi singoli) e George Best, passando per Seamonster (prodotto da Steve Albini) fino ad arrivare al recentissimo Locked Down And Stripped Back (il cui titolo è assolutamente autoespicativo).

Tuttavia non è dei Wedding Present che voglio parlare (anche se mi piacerebbe farlo, prima o poi) ma di una band formata da due canadesi di Toronto che è da poco giunta all’esordio sulla lunga distanza: i Ducks Ltd.

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Le Ren – Leftovers

Francesco Amoroso per TRISTE©

Ogni volta che arriva il momento delle premiazioni, dei riconoscimenti, delle classifiche annuali, mi capita di notare come, per riuscire veramente a colpire il pubblico, sia necessario scrivere romanzi, cantare canzoni, interpretare personaggi con personalità e storie quasi sempre sopra le righe, straordinari, tali da lasciare lo spettatore, il lettore o l’ascoltatore totalmente invischiato emotivamente nelle loro vicende.
I premi, la visibilità, il plauso unanime non sono mai appannaggio di opere nelle quali sia l’understatement la cifra principale.
Se un oscar si vince interpretando le vicende drammatiche di un genio folle ma dotato di grande umanità e non certo la profonda vita interiore di un sensibile impiegato del comune, o recitando nella coinvolgente storia d’amore tra un gangster spietato ma dal cuore tenero e di una ballerina che in infanzia veniva molestata dal padre, invece che in una tenera storia di amicizia tra due adolescenti ordinari, anche in musica il dramma è il principale motore per colpire subito nel segno.

Eppure esistono ancora alcuni autori che scelgono cocciutamente, refrattari a ogni logica di mercato, di contenere anche le vicende più drammatiche e coinvolgenti, di evitare di essere costantemente sopra le righe, di affrontare argomenti all’apperenza privi di grande appeal come l’amore filiale o l’amicizia.

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Constant Follower – Neither Is, Nor Ever Was

Francesco Amoroso per TRISTE©

La sensazione costante nell’affrontare la vita è che ci vogliano sempre pronti ai blocchi di partenza, sempre scattanti, sempre di corsa, indirizzati verso qualche traguardo.
Chi si ferma è perduto, chi indugia viene lasciato indietro, chi si distrae rischia di non cogliere il momento giusto e diventare obsoleto. Pronti? Partenza… Via!

Non è prevista l’ipotesi di interrompere lo starter dopo la prima domanda e fargli comprendere che no, non siamo pronti, anche se è tutta la vita che ci alleniamo per quella corsa. Anche se fino a un attimo prima, piegati sul tartan della pista di atletica, ci sembrava che dopo lo sparo avremmo divorato il mondo, in realtà ci siamo appena resi conto che non siamo affatto pronti ad affrontare l’ennesima corsa. Anzi che abbiamo deciso di ritirarci e non correre più.
Non è una scelta contemplata – non lo è, né lo è mai stata – tanto che tra il “Pronti” e il “Via” non avremmo comunque il tempo di pronunciare nemmeno quel monosillabo che ci tirerebbe finalmente fuori dalla gara.

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