Pale Spectres + Steve Folk @ Unplugged in Monti @ Black Market (Roma) – 5/10/2013

Doveva essere il giorno di Penelope e di nubifragi stile Diluvio Universale. E invece no. Un pò di nuvole, qualche goccia, e nel momento in cui sto scrivendo addirittura sole (anche se nel pomeriggio “dice che piove”).

Il nubifragio non è arrivato. Alla fine è stata una giornata spensierata con temperature quasi estive: un clima consono al leggero indie-pop dei Pale Spectres, da Parigi per una nuova data di Unplugged in Monti.

pale_spectres_2013Ad aprire la serata, dalla balaustra del Black Market, è Steve Folk. In chiusura del suo tour italiano torna dove tutto è iniziato più o meno una settimana fa. E ancora una volta si mostra per quello che è: una splendida sorpresa, piena di folk e melodia. Il tutto condito da una bella voce e ottimi testi.

E’ quindi il turno della band francese, che già nel nome ha una vera è propria dichiarazione di intenti (“Pale Spectres” è infatti il titolo di una canzone del gruppo indie-pop scozzese The Wake). Il gruppo compare sulle scene musicali introdotto da Better Than Love, bel pezzo pop à la The Pains of Being Pure at Heart. E su questa linea si sviluppano le successive produzioni della band, che ha saputo farsi apprezzare molto dagli amanti del genere (il loro primo EP Helen of Troy, uscito in Aprile, è andato sold out in pochissimo tempo).

A volte il rischio in questo indie-pop ormai dilagante, è di risultare alla lunga un pò monotoni. Carini, freschi, ma un pò “piatti”. E ad essere sinceri nella prima metà del concerto i Pale Spectres possono aver corso questo pericolo, soprattutto per chi non stravede per il genere.

Ma è con la bella (forse il loro pezzo migliore insieme alla già citata Better Than Love) I Know We’re Special, che i Pale Spectres cambiano marcia, cominciando a mostrare i pezzi più riusciti della loro produzione. E allora nonostante il caldo ancora incombente l’atmosfera si rinfresca, lasciando immaginare un pò di brezza marina accompagnata dalle melodie contemporaneamente romantiche e leggere della band francese.

In pochissimo tempo i Pale Spectres hanno riscosso un discreto successo. Forse anche per questo mostrano ancora qualche “errore di gioventù” (vedi la cover non molto riuscita di Boys don’t Cry), ma al tempo stesso hanno saputo mettere insieme alcuni pezzi che con le loro melodie semplici e accattivanti mescolate al giusto pizzico di malinconia, ben sottolineano le potenzialità di questa band.

Salutando i Pale Spectres, ci mettiamo di nuovo in attesa di questa pioggia che sembra non voglia arrivare. Penelope, se vuoi, puoi anche non venire.

Nel frattempo, ascoltatevi Helen of Troy

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