Buck Curran – Immortal Light

BuckCurran_ImmortalLightGiulia Belluso per TRISTE©

All’eterna ricerca di un buon argomento di conversazione con gli estranei, si finisce sempre per parlare del tempo. Personalmente mi annoia parlare delle “mezze stagioni che ormai non ci sono più”, ma, d’altro canto, amo discorrere della Luna e della forte spiritualità che emana.

Così, quando sono venuta a conoscenza dell’uscita del primo album solista di Buck Curran, Immortal Light, non potevo non immergermi a capofitto in questo superbo elogio della Luna e della natura.

Per chi non lo conoscesse, Buck Curran ha, per anni, formato con Shanti Deschaine un sodalizio artistico e sentimentale, incidendo come Arborea ben cinque album di folk psichedelico e fortemente spirituale, tra il 2006 e il 2013.

Tramontata la relazione sentimentale e messi in disparte (almeno per il momento) gli  Arborea, Buck ha intrapreso un percorso alla ricerca di se stesso, viaggiando prima per l’Italia per poi concludere questa transizione con un periodo di meditazione nelle zone fluviali del Maine, lasciando che fosse il contatto con la natura (elemento innato in lui e già presente nella sua musica) a fornire lo spunto (e non solo) per il suo primo lavoro solista.

L’album, intriso di un’atmosfera magica e proiettato su uno sfondo bucolico e spirituale, si compone di otto tracce evocative, che offrono all’ascoltatore la possibilità di distaccarsi gradualmente e senza strappi dalle atmosfere e dai suoni degli Arborea.

Ad aprire il disco infatti è  Wayfaring Summer (Reprise), esplicito richiamo al primo album del duo che ha dato origine a tutto. Si prosegue poi  con New Moontide e Bad Moon Rising, inframezzate dagli strumentali  Sea Of Polaris e River Unto Sea, nei quali l’assenza di testo viene compensata dal fingerpicking esoterico e contemplativo.

Il cerchio si chiude con la title track, Immortal Light che vede Buck ancora una volta accompagnato dalla suadente e serica voce della Deschaine.

Nonostante il suono dell’album non si discosti in maniera netta da quello degli Arborea, per Buck questo sembra essere uno splendido nuovo inizio, che invita alla pratica meditativa, e trasmette un forte senso di trascendenza e contatto con la natura.

Immortal Light diversamente dalla mezze stagioni sembra essere un disco destinato a non scomparire mai. Così non resta che godere di una notte di luna piena, un bicchiere di vino e otto tracce di un folk antico, dotate di tutta la spiritualità che serve per concludere la serata.

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