Come si costruisce un album indie rock? La risposta dovrebbe essere suonando come si vuole, seguendo l’istinto o qualche linea di condotta etica-estetica possibilmente strampalata, producendo il disco con mezzi di fortuna, ma soprattutto non badando a nessun giudizio altrui su come farlo correttamente. Certo, come no! Sarebbe bellissimo, ma la verità è che non funziona così. Suonare spontanei è già di per sé complicato, figuriamoci suonare pure “indie”.
Gli eccessi alimentari, soprattutto se caratterizzati dall’assunzione di una grande quantità di cibi insalubri, zuccheri e calorie, tendono a stimolare un aumento dell’insulina e del deposito di grassi nel nostro organismo. Come rimediare? La soluzione è riequilibrare il nostro organismo con un’alimentazione sana inserendo nel nostro menù alcuni alimenti semplici e non lavorati. Di seguito daremo alcuni consigli su come ottenere rapidi risultati grazie a un digiuno depurativo che non consiste in un vero e proprio digiuno drastico bensì in una dieta a base di folk essenziale e minimale basato esclusivamente sull’uso della voce e di pochi strumenti. Tale cura permetterà all’organismo di eliminare tutte le tossine accumulate in giorni e giorni di stravizi tra orchestrazioni eccessive, canzoni urlate, eccessivamente drammatiche e ruffiane e brani trasgressivi che finiscono per scandalizzare gli ultraottantenni, ma solo quelli bigotti.
“Music won’t save you from anything but silence/ Not from heartbreak, not from violence“
“Let’s shut the lid on this/ Let’s move this rock and seal this cave/ ‘Cos this show has over-run/ I am done, I am done, I am done/ I’d rather stick a sword in my eye/ Than go through this again/ I am moving to Alaska/ I am moving to the moon/ But you never get/ No, you never get/ Closure“ (G. Johnson)
Nonostante sia uno dei miei parolieri preferiti di sempre, non sono d’accordo con Glen Johnson quando afferma che la musica non possa salvarti da nulla fuorché dal silenzio. A me la musica mi ha sempre salvato da tutto (pleonasmo voluto), forse anche dai numerosi danni che la musica stessa mi ha causato. Perciò, nonostante un caro amico abbia preso a prestito il verso per dare il nome alla propria webzine, reputo che questa considerazione sia semplicemente il tentativo da parte di un artista fin troppo sensibile di mostrarsi cinico per non risultare fragile e indifeso. Tentativo malriuscito (seppur riuscitissimo dal punto di vista della metrica e musicale) perché (al pari dell’ I Don’t Love Anyone dei Belle And Sebastian) dimostra sostanzialmente il contrario.
Sarà una questione anagrafica, ma a me la parola Almanacco fa venire in mente solo una cosa: l’Almanacco del Giorno Dopo. era un programma “preserale” (dubito che allora si usasse questo termine, comunque) che iniziava con con l’indicazione delle effemeridi del sole e della luna, cioè dell’orario in cui sarebbero sorti e tramontati il giorno successivo, seguite dal santo del giorno e dalla rubrica “Domani avvenne“, con filmati storici, dedicati a un fatto accaduto in passato nel giorno dopo. L’Almanacco del Giorno Dopo, con la sua sigla, le sue rubriche sempre uguali e dal sapore lontano di Italia rurale e bigotta, mi facevano sentire al sicuro e ora, inevitabilmente, mi rimandano a un passato idilliaco (naturalmente solo immaginato e non vissuto, visto che stiamo parlando degli anni di piombo…). Sento la parola Almanacco e mi sento rasserenato.
“L’unico difetto che ho sempre trovato nella scrittura è che puoi parlare alla pagina, ma lei non ti risponde mai. Scrivere è un atto ossessivo, in fondo. E l’ossessione, per sua natura, è una strada a senso unico. Solo l’amore può rispondere.” (Jason Mott – Che razza di libro!)
Come sempre accade a chi, come me, ha pensieri che talvolta oserei definire profondi, ma non ha il talento o la capacità per articolarli a parole, mi avvalgo di quello altrui per esternare una mia sensazione che, in questo periodo, si è fatta sempre più persistente. Mi sono imbattuto nelle parole citate qui sopra proprio nei giorni in cui mi apprestavo a compilare il mio lungo e articolato elenco degli album che più mi hanno coinvolto ed emozionato nel corso dell’anno appena trascorso. Sono stati giorni caratterizzati da una scrittura che si potrebbe, effettivamente, definire ossessiva e probabilmente un po’ fine a se stessa. E la pagina, virtuale e interattiva quanto si vuole, non mi ha naturalmente mai dato alcuna risposta.