L’Objectif – We Aren’t Getting Out But Tonight We Might

Francesco Giordani per TRISTE©

Con i giovanissimi ho un rapporto ambivalente. Un po’ li temo e un po’ li amo. In loro talvolta mi riconosco, non senza un filo d’inconfessabile tenerezza. Talvolta sperimento invece la più agghiacciante (ma anche tragicomica, suvvia…) estraneità rispetto ai loro codici, ai loro linguaggi, al gusto estetico e agli imperativi morali che ne illuminano le scelte.

Credo accada a chiunque provi a interrogare (e ad interrogarsi su) il futuro. Un tempo peculiare, che ci appartiene e che nondimeno ci esclude dal suo possesso, che si lascia intravedere pur restando, nella sostanza, quasi del tutto ineffabile, sempre avvolto nella caligine vischiosa di un incerto albeggiare che ne confonde i contorni. Uno strapiombo su cui ti sporgi e di cui non vedi, non puoi vedere, il limite ultimo. Se provi a chiamarlo, la tua voce si disperde ben presto in un’eco di sé stessa sempre più flebile e lontana. Sino a scomparire, inghiottita nel buio.

Continua a leggere

Horsegirl – Versions of Modern Performance

Francesco Amoroso per TRISTE©

Quando ascolto band composte da giovanissimi che hanno come riferimento sonorità di epoche precedenti alla loro nascita, rimango sempre un po’ spiazzato.
Eppure non è una cosa così inusuale. Nella seconda parte degli anni ottanta, per esempio, i ventenni che si affacciavano sui palcoscenici di tutto il mondo avevano spesso come riferimento e ispirazione i suoni di venti anni prima e, allo stesso modo, non è infrequente – anzi negli ultimi tempi è diventato quasi scontato- che, impugnando una chitarra, il riferimento immediato sia il post-punk dei primi anni ottanta. Eppure sono passati quaranta anni e questi musicisti non erano neanche nati quando i Fall, i Wire, i Cure o i Joy Division erano all’apice delle loro carriere.
Evidentemente le cose vanno così e al fatto che i ventenni -alcuni ventenni, quelli, dal mio punto di vista, più accorti e talentuosi- abbiano molti dei miei stessi punti di riferimento, devo farci l’abitudine. Non so se questo mi faccia sentire un vecchio rimbambito che tenta di tenersi al passo con le mode, un nostalgico, cui il tempo, pian piano, sta dando ragione, oppure un supergiovane (® e™) che si aggira orgoglioso e a testa alta (ma un po’ ridicolmente) in un mare di ragazzi che potrebbero essere suoi figli. Ma, in fondo, questo conta poco.

Continua a leggere

Chris Brain – Bound To Rise

Francesco Amoroso per TRISTE©

Negli ultimi mesi, su queste pagine virtuali – ma anche su quelle reali e tangibili della rivista musicale con cui collaboro – mi sono occupato di alcuni album che hanno avuto una grande risonanza mediatica e un notevole riscontro commerciale e che, probabilmente, lasceranno un segno nelle cronache musicali del 2022 (e, magari, qualcuno di loro, sarà ricordato anche negli anni a venire).
Questo ha comportato che, nell’analizzarli, dovessi tenere conto oltre che dell’aspetto strettamente musicale e artistico degli stessi, anche del loro rapporto con la cultura, la società e le tendenze entro le quali queste creazioni artistiche sono state prodotte.
Non me ne lamento, ma mi sento più a mio agio quando posso concentrarmi sulla musica e sulle sensazioni che essa suscita in me. In fondo non sono altro che un appassionato di musica e ho titolo solo per tentare di trasmettere, attraverso le parole, ciò che la musica mi fa provare.

Continua a leggere

CMAT – If My Wife New I’d Be Dead

Giacomo Mazzilli per TRISTE©

É passato talmente tanto tempo dall’ultima volta che ho scritto qualche riga, che non so nemmeno più quale sia il template che dovrei utilizzare. But I left you overnight, I left you overnight …
Di questa finestra temporale, durata esattamente 4 anni (il mio ultimo post risale al 2018, per un disco meraviglioso), ho qualche immagine nella testa: il pomeriggio temperato in cui visitai il cristo velato, la mia collezione di vinili, il freddo pomeriggio in cui mi precipitai a casa per vedere per la prima volta mia figlia, l’evoluzione nei gesti e nelle parole di mio padre. But who needs God when I have Robbie Williams?

Continua a leggere

Honeyglaze – Honeyglaze

Francesco Amoroso per TRISTE©

“They say you know nothing at eighteen. But there are things you know at eighteen that you will never know again.”
(Andrew O’Hagan, Mayflies)

Dubito che i giovani componenti del trio di South London Honeyglaze siano ancora diciottenni, ma questa frase, pronunciata dal protagonista del magnifico romanzo di Andrew O’Hagan, Mayflies (in italiano “Effimeri”), mi sembra riesca a contenere in sé praticamente tutto quello che c’è da dire sull’esordio di questa band di giovanissimi.
Nati in piena pandemia, gli Honeyglaze non hanno avuto molte opportunità per suonare dal vivo e sono entrati in studio privi dell’esperienza live che di solito caratterizza il percorso artistico delle band indipendenti d’oltremanica. Eppure nell’album d’esordio, omonimo -come si faceva una volta- riescono a essere coinvolgenti, energici e vitali e a sprigionare tutto il loro talento con grande sicurezza e personalità.

Continua a leggere