Few Fingers – Burning Hands

A volte le cose che ci sono più vicine sono quelle che conosciamo meno. Così molta gente è stata in Egitto, a Parigi, negli States, in Giappone, etc., ma non è mai andata alle 5 terre o a Norcia (sì, Norcia).

Io, dal canto mio, sono stato in un sacco di posti più o meno strani nel mondo ma, mea culpa, ancora non ho trovato il tempo per fare un salto in un paese reletavimente vicino: il Portogallo.

Fortunatamente c’è la musica, che avvicina i luoghi e spesso è causa principale dei miei viaggi.

FewFingers_BurningHandsDel Portogallo vi abbiamo già parlato in molte occasioni. In particolare, il nostro interesse è stato suscitato più volte dalla Omnichord Records, etichetta di Leira per la quale hanno pubblicato alcune nostre “vecchie scoperte” (First Breath After Coma, Les Crazy Coconuts e Bussola).

Oggi vi parliamo di un’altra bella realtà della scuderia Omnichord: i Few Fingers. Nuno Rancho e André Pereira sono i musicisti che compongono questo duo e Burning Hands è l’album, uscito poco tempo fa, che ce li ha fatti conoscere.

Le dieci tracce di questo disco sono un perfetto mix di atmosfere melodiche che pescano sapientemente dal folk (come nella iniziale From Pale to Red), senza disdegnare digressioni più pop. Semplici (nel senso più positivo del termine) e dirette, le canzoni della band variano da momenti più catchy (come il bel “singolo” Our Own Holidays) ad altri più intensi come la bellissima Damn You (The Piano Song), che molto mi ricorda alcune cose del debutto di Night Beds.

Light Garden e Waters Broke, forse più di altri brani, bene evidenziano la capacità di Nuno e André nell’unire diverse sensibilità e mescolarle con grande successo. Un successo che con queste premesse potrebbe crescere con facilità nel futuro…

Nel frattempo ci ascoltiamo questo bel debutto, e io pianifico il mio viaggio in Portogallo. Magari inserendo una tappa in quel di Leira.

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