La realtá é che il concerto dei Fear Of Men é iniziato martedí scorso quando, stupidamente, mi sono presentato alla porta del Concrete, salvo poi realizzare che era chiusa. Dovevo leggere meglio e comprendere che era Thursday la parola scritta vicino alla data del concerto, non Tuesday come credevo.
Poco male, due giorni di preavviso mi sono serviti a rispolverare il mio amore per Loom e due ore di serata a scoprire quello nuovo verso Jess Weiss.
La mia Vespa mi porta a Shoreditch in tempo per trovare spazio fra le prime file del Concrete, uno spazio che più underground non si può: è un basement dal soffitto basso, tubi a vista, tutto cemento (ma dai?!?), ma concepito splendidamente. Minimal-chic. Servono Averna, Cynar e birra Moretti. Sarà una grande serata.
Ad aprire arrivano i Flowers, un trio che prende spunti underground, new Wave e pop e li miscela sapientemente. La cantante garantisce un’intensità impressionante, chitarra e batteria invece apportano aggressività e ritmica ad un progetto che è destinato a raccogliere tanto e a breve.
Poi arriva Jess, quella che avevo riconosciuto al bar, quando di fronte a me stava ordinando un Gin Tonic col Bombay.
Il set parte con l’accoppiata iniziale di loom Alta + Waterfall, difficile trovargli da ridire, è un incipit perfetto. Our lives contracted, I’m not alone in this. Trovatemi un inciso migliore e io vi lascio le chiavi del blog.
La sorpresa più grande di questo live infatti, è il piglio della band, e in particolare quello di Jess, che dal vivo ha una carica ed un carisma da star, è trascinante. Ed è strano dato che la sua immagine schiva è un po’ riservata mi aveva fatto pensare ad altro. O forse è colpa di Angel Olsen autirce di un album splendido ma reduce del suo recentissimo e disastroso live all’Electric Ballroom di Camden.
I cori e controcori, l’energia della band, l’armonia delle melodie e le soluzioni live impressionano. Tanto quanto la scelta di non eseguire America live – il mio pezzo preferito – ma almeno ho una ragione in più per tornare a vederli live.
Questa volta, Jess, non dubiterò più di te. Grazie.