Old Wave – Old Wave

Marica Notte per TRISTE©

La frase che mi capita più spesso di sentire dalle persone che conosco, e anche da quelle conosciute relativamente da poco, è questa: “Mi sarebbe sempre piaciuto scrivere un libro”. La cosa interessante è che non sento dire, come sarebbe più logico, “mi piacerebbe”, lasciando quindi aperta ancora qualche possibilità di realizzazione, bensì “mi sarebbe sempre piaciuto”, lasciando spazio solo alla mera immaginazione e a pensieri del tipo “avrei voluto ma…”.

Anche a me piacerebbe scrivere un libro, ma per il momento credo di essere arrivata a una conclusione rilevante: non ho nulla da dire. Perché, a mio avviso, se non si ha qualcosa da dire, da raccontare con intelligenza e con un pizzico di storia, allora è meglio continuare a leggere quelli degli altri. È meglio continuare a fantasticare.

OldWavePer questo io, al momento, preferisco parlare di musica. Creare dei piccoli racconti musicali nei quali si descrivono cose già accadute e che fa piacere sentire.

Gli Old Wave (da Portland, Oregon) hanno fatto il loro debutto poche settimane fa con il primo, self titled, album. Per il loro ingresso sulle scene hanno preferito presentarsi con un unico nome, quello del gruppo. E chissà se nella scenta di tale nome c’è qualche riferimento al nono album da solista di Ringo Starr, Old Wave appunto.

Si resta meravigliati dalla bellezza, dalla accuratezza e anche dalla allegria dei brani sin da subito. Il progetto inizialmente nasce dall’idea di Adam Brock il quale trova, dopo poco tempo, in Amanda Farmer, Abbey Hickman e Barra Brown dei validi e simpatici compagni d’avventura: questo lo si può notare nelle loro divertenti e colorate clip, come quella di Indian Summer (non nascondo che non resisto ad imitare il loro pseudo balletto).

Gli Old Wave sono un buon esempio, oltre che di ottima musica, anche di un lavoro di ricerca musicale utile per la formazione e sviluppo di un genere come quello portato avanti dalla band, ossia un abile mix in salsa indie di pop e rock.

Per questo è possibile riconoscere in Raincoat (secondo dei dieci brani) richiami simili, per certi aspetti, alle sonorità dei Beatles (vedi Ringo!?!), mentre in Indian Summer e Indigo balzano all’orecchio il gioco dei suoni tipico di band come gli Alt-j.

Infine nella dolcissima e delicata cover dei The Zombies, The Way I Feel Inside non è difficile rintracciare uno stile simile a quello dei Belle and Sebastian (non a quello degli ultimi lavori, però).

Sicuramente gli Old Wave si rivelano una piacevolessima scoperta da raccontare. Per un libro invece, c’è ancora tempo.

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