Dalla propria camera da letto, quella dell’infanzia e dell’adolescenza, è difficile uscire. Non fisicamente, ma mentalmente.
Me ne accorgo tutte le volte che, specialmente d’estate, torno a casa dei miei: la sensazione non ha connotazioni positive o negative, ma semplicemente è quello che registro ogni qual volta ridormo in quel letto, riapro quei cassetti, sfoglio quei libri.
Forse l’unica cosa che può staccarti definitivamente dall’essere figlio è diventare genitore.
Da una “cameretta” (e dove sennò?) è iniziata anche la storia delle Pascal Pinon, duo islandese composto dalle gemelle Ásthildur e Jófríður Ákadóttir (non chiedetemi di quegli accenti, li ho trovati così), di cui vi avevamo già parlato tempo anche in occasione del loro bel concerto romano.
Dopo l’omonimo debut del 2010 e il bellissimo Twosomeness del 2013, le due ragazze tornano a raccontarci storie intime e malinconiche dalla loro “cameretta”, che se volessimo fare un po’ i poeti da quattro soldi potremmo intendere qui come luogo dell’anima. Ma non lo faremo, per rispetto nostro e vostro. E soprattutto delle Pascal Pinon.
Semplicemente, questo interessantissimo progetto è davvero partito da una camera da letto e nel tempo, pur raffinandosi e maturando, ha mantenuto quelle caratteristiche di intimità e minimalismo presenti già nel debut del 2010.
Sundur prosegue ottimamente questo processo di lenta evoluzione, rafforzando la scelta di suoni sempre più puliti e “glaciali” (ah, l’Islanda) già presenti in Twosomeness: a volte è solo un piano (o le tastiere) ad accompagnare le voci delle due ragazze, mentre altri strumenti e suoni fanno capolino con timidezza. Esempi ne sono l’iniziale Josa & Lotta o la bellissima Ast.
Le “bedroom-ballad” 53 e Skammdegi ci riportano indietro di qualche anno alle atmosfere che ci hanno fatto conoscere le gemelle Ákadóttir, ancora ben all’interno della loro cameretta. Forest invece (anche per il nome) si apre agli spazi invernali e malinconici delle terre nordiche.
A colpire davvero molto è poi Orange, un pezzo in cui ancora una volta a giocare il ruolo principale sono il piano e la voce. Qui però la melodia presenta un taglio un po’ insolito per il duo islandese, quasi jazzato, mostrandoci un lato diverso e altrettanto interessante di questa talentuosa coppia.
Piano piano bisogna staccarsi dal passato. Ma continuare a cercare nelle camere può aiutare a ritrovare dimenticati tesori, che rimangono tali anche quando fanno un po’ male.
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