Alvvays – Antisocialites

Giacomo Mazzilli per TRISTE©

A volte bisogna fare i conti con la propria superficialità, limitarsi alle apparenze, basarsi sulla prima impressione. Fa male ammetterlo, ma lo facciamo tutti.

Come quando ho pensato che fosse una buona idea di mandare tutto all’aria e cambiare mestiere. E ciononostante, l’ho fatto ancora due volte (che arrivi pure la terza?).

Il mio “momento della vergogna” verso gli Alvvays coincide con la scoperta della cover di Archie, Marry me di Ben Gibbard (pezzo del primo disco della band canadese). Preso dalla facilità delle melodie, la perfezione dell’inciso e l’attitudine del singolo, ho pensato si trattasse di un brano orecchiabile e ben concepito, senza addentrarmi nei testi. Solo col tempo, come succede per qualcosa che perdiamo e di cui riacquistiamo il vero valore, ho metabolizzato il valore delle liriche:

We spend our days locked in a room content inside a bubble
And in the night time we go out and scour the streets for trouble

E sono i troubles a definire le linee di questo album, in cui sembra capire che Archie abbia alla fine rifiutato ogni proposta: “What’s left for you and me?..Time to let go, There’s no turning back” dice Molly Rankin (Rankin…come stai James?) nel pezzo che apre il disco, In Undertow.

Il piglio adolescenziale lascia il posto ad un attitudine più riflessiva ed elaborata. Come un vino che viene lasciato decantare per il tempo di cui ha bisogno, il suono degli Alvvays si arricchisce di profumi/effetti nuovi, ma tuttavia personali.

Plimsoll Punks e Saved by a Waif, eccezionalmente, restano ancora ben ancorate al suono del precedente disco, mentre la maggior parte dei brani si delineano su frequenze differenti: Not your Baby, Lollipop (Ode to Jim) mi prendono immediatamente la testa coi loro riff a presa immediata, ma soprattutto Already Gone e Forget About Life prendono una piega decisamente diversa.

Did you want to forget about life with me tonight?

Non sai quanto vorrei. Limitarmi all’apparenza, sposare la superficialità, concedersi senza limite al miraggio della prima impressione. Ma, inevitabilmente, arriva il momento della riflessione, quello in cui le parole hanno un valore, i gesti un significato, le canzoni un posto nella nostra vita.

Qualcuno la chiama maturità. Quella degli Alvvays passa per Antisocialites.

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6 pensieri su “Alvvays – Antisocialites

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