Credo di avervi già tediato fin troppo con i racconti strappalacrime su come fosse difficile, nella provincia degli anni ottanta, ascoltare e scoprire musica pop nuova e di valore.
L’unica possibilità per me allora era costituita da Rai Stereonotte, trasmissione notturna della Rai che, passata la mezzanotte, si affrancava dalle playlist imposte (a quanto ho poi capito, dopo la mezzanotte e fino alle 6,30, non si pagava più la SIAE, con il conseguente mancato interesse da parte delle etichette discografiche major di monopolizzare l’etere) trasmettendo solo musica di qualità con conduttori preparatissimi e appassionati.
Fu però anche grazie a una rivista mainstream e patinata che riuscii a scovare tante band che mi avrebbero poi fatto compagnia per lungo tempo a venire. Si chiamava “Rockstar” e ci scrivevano alcuni maestri della critica musicale italiana (anche conduttori di Rai Stereonotte, non per caso).