Le buone e cattive giornate si alternano, così come i dischi. Può succedere sia il caso o qualche connessione sinaptica a decretarne il mood, ma c’è una certezza: questo alternarsi, questa soggettività, This Is All Yours.
Il primo disco degli Alt-J è stato un capolavoro. Fin dall’inizio (il dizionario del mio telefono cambia automaticamente “fin” in “gin”. Forse devo rivedere le mie abitudini) lo accostai ad un grandissimo debut album del 2005: Silent Alarm dei Bloc Party. Quello che personalmente ritengo essere uno dei migliori dischi della decade.
In molti penseranno si tratti di un errore madornale, ma sfido chiunque a trovare due dischi che, contestualizzati, riescano ad offrire un migliore punto di vista della musica degli anni in cui sono stati concepiti. L’intensità, la costanza, la qualità dei brani ha fatto si che i BP non riuscissero più a produrre niente di interessante (si ok, due o tre pezzi, ma Silent Alarm non contiene nemmeno un mezzo passo falso), mentre ∆ (sulla tastiera del mac alt+H, ndr) si ritrovano in tre, avendo perso uno dei membri fondatori della band.
Ma parliamo del disco: This Is All Yours è un gran disco. Ma c’è qualcosa che manca, manca dell’intensità e del concept che facevano del predecessore una sorta di pacchetto all-inclusive: uno di quei dischi che ascolti dall’inizio alla fine senza saltare una singola canzone. Cambi di ritmo a decretare ogni cambio di mood e pezzi come Breezeblocks e Fitzpleasure a scombinare le definizioni di pop, elettronica e dance. Ma tu balli su pezzi del genere?
An Awesome Wave è stato un dono dell’avanguardia al pop, TIAY è invece piuttosto un resoconto della creatività psichedelica degli ∆ (ora che l’ho scoperto non smetto più) ma ne risente in termini di intensità.
Cosa ne dite di Left Hand Free? Ha quel riff che sembra preso dalla Hill Valley del 1955 – scusate ma sono appena stato al Secret Cinema di Agosto – o magari Hunger Of The Pine – pezzo strepitoso, vedi sotto – con i propri ritmi ipnotici a svalutare il nostro ego. Per non parlare della trilogia di Nara che riprende il concetto degli Interlude 1,2,3 del primo album.
Anche se basta guardare con attenzione a Bloodflood Part II (pezzo da brividi) per capire il cambiamento della band verso prospettive più lontane, meno viscerali, più complete, meno aritmiche.
This Is All Yours è la dimostrazione che gli Alt-J sono probabilmente la band del momento, i Radiohead della nuova generazione, e per fortuna loro mi piacciono di più (ahahah – in your face TristeRoma). Perché le buone e le cattive giornate si alternano, così come le band, non come i dischi degli ∆.
Pingback: TristeLondra – Top10 2014 | Indie Sunset in Rome
Pingback: Alt-j + Wolf Alice @Forum di Assago, Milano 14/02/2015 | Indie Sunset in Rome
Pingback: Portico – Living Fields | Indie Sunset in Rome