Qualche giorno fa è morto BB King. Mi ricordo quando lo vidi a Glastonbury qualche anno fa. Devo dire che anche se non sono mai stato un fanatico di blues, l’ho sempre apprezzato, così come ho sempre apprezzato il repertorio del Re, senza averlo mai particolarmente approfondito.
Di certo, averlo potuto vedere dal vivo, è una grande fortuna e come in tanti altri casi, un modo per capire meglio la statura dell’artista. Ad 80 anni suonati, fare una session da un’ora scarsa di blues da brividi, note che andavano dritte all’anima. Una passione incredibile, come quella che qualche anno dopo riuscì a rivelare Jens Kristian Mattson in arte The Tallest Man on Earth, al Forum di Kentish Town, Londra.
Dark Bird Is Home è l’ultimo lavoro di TTMOE, uscito un paio di settimane fa, ha un titolo ossimoro dato che farebbe pensare ad una creazione piuttosto cupa, mentre in questo caso ci si ritrova con un’opera che è decisamente meno scarna ed essenziale che in passato. E in nessun modo più cupa.
Fields of Our Home ci apre la strada facendoci credere che nulla sia cambiato, ed è in effetti l’anima del disco non si discosta dai lavori precedenti, mentre alcuni potrebbero argomentare riguardo all’ispirarzione.
In alcuni passaggi come ad esempio Singers, però, si ritorna sui binari del passato, quando Jens si accompagnava della sola chitarra per dare sfumature colorate e campi larghi alla più intimistica delle soluzioni espressive musicali. Le radici del folk esplorate con pochi attrezzi a dimostrazione del fatto che essere sinceri premia più di qualsiasi altra cosa.
Ci sono però pezzi come Sagres o Little Nowhere Towns dove le melodie tendono a ritornare sempre sui piani stabili e sicuri, a dispetto delle esplorazioni ed elucubrazioni cui spesso ci aveva abituato in passato. Forse un modo per fare un passo indietro rispetto alla ricerca sfrenata. In fondo, siamo sempre Beginners.
But this is not the end, still we’re in the light of day, with our ghosts within. A dare anima alle canzoni, a quella voce un po’ tirata via, a quelle dita che si distendono sul manico della sua chitarra. E ci siamo noi a riconoscere la sincerità di chi vuole sempre puntare dritto al cuore della gente, a chi si serve di poco per esprimere qualcosa di grande. E questo è un dono di pochi.
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