Sin da piccolo ho sempre provato un certo piacere nel fare liste. Figurine mancanti, calciatori, libri, film e, ovviamente, dischi.
Tra la mie più grandi passioni poi, come ben sapete, c’è l’ansia. Benchè la classificazione sia discussa, anche il disturbo ossessivo-compulsivo ricade tra i disturbi d’ansia, e proprio la mania per gli elenchi ne è un tipico esempio.
Cosa voglio dire con questo? Non lo so. Forse da un lato che dovrei andare in analisi, dall’altro che, a differenza di altri, io sono molto contento di fare le classifiche di fine anno.
Dopo le selezioni dei nostri lettori, quelle dei nostri collaboratori e la top ten dal vieux port di Marsiglia, è arrivato anche per me il momento di stilare la lista dei miei album preferiti di questo 2015.
Se quest’anno, un po’ per tutti, è stato abbastanza facile assegnare la primissima posizione, come sempre scegliere gli album da inserire nella classifica (soprattutto quando se ne sono ascoltati tanti. Davvero tanti) è un bel gioco che comporta però, delle rinunce.
E così non troverete Kendrick Lamar (che meriterebbe il primo posto ex aequo, ma che non ricade nel mio spettro di ascolti assidui), nè Courtney Barnett (che adoro ma che non mi ha convinto fino in fondo) nè tanti altri che comunque ho apprezzato.
Alla fine bisogna scegliere, e mi piace pensare che queste classifiche di fine anno rispecchino anche la profondità dei solchi incisi dalla puntina del giradischi.
10. The Weather Station – Loyalty Tamara Lindeman continua a sfornare pezzi di estrema bellezza. Un folk elegante ed intimo per un disco da scoprire sempre di più ad ogni ascolto
9. Beach House – Depression Cherry Dei due album pubblicati dalla band di Baltimora in questo 2015 scelgo il primo, forse proprio per una questione cronologica. Infatti anche il successivo Thank Your Lucky Stars averbbe meritato un posto in classifica. Quando c’è tanta bravura, l’abbondanza non è mai un problema.
8. Kurt Vile – b’lieve I’m going down… Starà anche “andando giù”, ma Kurt Vile è ormai una sicurezza. Nel suo nuovo lavoro, l’artista statunitense spazia dall’introspezione alle sue tipiche ballads dal lungo minutaggio. Alla chitarra o accompagnato dal piano, Kurt sa sempre affascinarci.
7. Seon O’Neill – Visions Forse il nome di Seon O’Neill vi suonerà nuovo, ma se ci seguite con attenzione vi ricordete di questa splendida scoperta di inizio anno. Tra folk e sperimentazione Visions è una vera chicca che vi invitiamo a riscoprire, impreziosita da Vienna, uno dei più bei pezzi dell’anno.
6. Leon Bridges – Coming Home Si potrebbe dire che siamo nel 2015 e che di Sam Cooke ce n’è stato già uno. Ma solo il fatto di poter azzardare l’accostamento dovrebbe far capire le immense qualità di Leon Bridges, che con Coming Home ci regala un disco fuori dal tempo che difficilmente smetteremo di ascoltare.
5. Chantal Acda – The Sparkle In Our Flaws Secondo album solista per la cantautrice olandese. Ennesima dimostrazione delle sue immense qualità. Raffinato ed intimo, il folk dalle atmosfere rarefatte della Acda è capace di toccare fin nel profondo. Un disco da ascoltare e ri-ascoltare, per apprezzarne ogni singolo dettaglio.
4. Father John Misty – I Love You, Honeybear Josh Tillman è bravissimo. Ma questo lo sapevamo già. Con I Love You, Honeybear raggiunge ancora una volta vette altissime, unendo testi crudi e diretti alla capacità di strappare comunque un sorriso. E con un gusto compositivo da far invidia a chiunque. We love you, Josh.
3. Monk Parker – How The Spark Loves The Tinder Vera gemma nascosta di questo 2015, il debut solista di Mangham ”Monk” Parker è un concentrato di praterie e distese da attraversare a cavallo. Un disco di americana cupo ed emozionante aperto da Sadly Yes, pezzo da brividi e lacrime.
2. Max Richter – from Sleep Sinceramente non sono in grado di descrivere la nuova suite (estratta dalle 8 ore di Sleep) del compositore tedesco. Mettete semplicemente play e lasciatevi cullare dalla bellezza.
1. Sufjan Stevens – Carrie & Lowell Disco dell’anno, canzone dell’anno (No Shade In The Shadow Of The Cross) e concerto dell’anno (quello visto a Milano a Settembre). Vince tutto Sufjan Stevens, con un nuovo lavoro che conferma quanto l’eclettico musicista statunitense sia uno dei più dotati, sinceri e toccanti artisti del nostro tempo.
Questo era il mio 2015. Ci vediamo presto da qualche parte. Sempre accompagnati da ottima musica.
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