Vieri Giuliano Santucci per TRISTE©
Sono cresciuto ed ho sempre abitato in case con un giardino ben tenuto.
Solo col senno di poi, abitando ora in un appartamento di città, posso apprezzare la bellezza e la sensazione di pace che piante e fiori (e una buona dose di ordine) possono trasmettere. E ancora di più: è proprio il prendersi cura del giardino ad essere un esercizio estremamente salutare per mente e fisico.
Certo, come dimostra mia nonna, potrei ritagliare un po’ di verde e di pace anche in appartamento. Purtroppo la mia ragazza ha la portentosa capacità di uccidere col solo sguardo anche la più resistente delle piante grasse.
Anche Haley Heynderickx, cantautrice di Portland, sente il bisogno di farsi un giardino. I Need To Start A Garden è il suo LP di debutto ma per noi (e per voi lettori di TRISTE©) Haley non è certo una novità.
La cosa più bella di ascoltare e scoprire tanta nuova musica è propria quella di poter seguire, sin dall’inizio, il percorso di un artista. Di Haley vi avevamo infatti già parlato due anni fa, segnalandovi il bellissimo EP Fish Eyes.
Poi, passata in tour da Roma, come spesso accade con le nostre scoperte, la Heynderickx ha fatto tappa dagli amici di Unplugged in Monti mostrandoci che le sue doti trovano conferma anche dal vivo, accrescendo anzi l’intesità l’impatto emotivo.
E con nostra grande gioia siamo ora arrivati al debutto sulla lunga distanza. Le 8 tracce di I Need To Start A Garden sono al tempo stesso il prosieguo e il superamento del precedente EP.
Il proseguimento perchè la Heynderickx continua a trasportarci nel suo folk velatamente malinconico (l’opening track, No Face, mette già le cose in chiaro), in cui a giocare il ruolo principale è sempre la splendida voce dell’artista statunitense. In certi punti la forza introspettiva ed emotiva raggiunge picchi altissimi: un pezzo come Jo è davvero un colpo al cuore, in cui il minimalismo dell’arrangiamento esalta ancora di più le doti vocali di Haley.
Ma I Need To Start A Garden, come detto, è anche un passo avanti dal punto di vista dell’evoluzione musicale della cantautrice di Portland.
Un pezzo come The Bug Collector, pur mantenendo l’approccio folk, mostra il riuscito tentativo di arricchire, senza appesantire, la struttura melodica. Worth It tira fuori l’anima più rock di Haley, capace di declinarsi anche in rarefatti intermezzi dal sentore “psych”. E poi c’è Oom Sha La La (dal cui testo è estratto il titolo dell’album) che più di tutti i pezzi si carica di una spensieratezza pop piena di freschezza e (apparenti?) non-sense. Un pezzo molto interessante a cui l’artista farebbe sicramente bene a dar seguito con altri componimenti sulla stessa lunghezza d’onda.
L’album si chiude poi con Drinking Song, splendida folk ballad piena di dolce inquietudine che apriva l’EP di debutto, come a chiudere il cerchio con il precedente lavoro.
Sicuramente Haley Heinderickx sta dimostrando doti davvero solide e costanti, e la capacità di mescolare liriche molto profonde ad un cantanto di rara bellezza. Tutte caratteristiche che sembrano prospettare un futuro davvero interessante.
Noi intanto ci godiamo questo ottimo debut e attendiamo ulteriori novità da Portland. Nel frattempo, magari, cercherò di comprare un po’ di piante. Nascondendole alla mia ragazza.
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