Vieri Giuliano Santucci per TRISTE©
Non sono mai stato bravo a godermi i momenti belli della vita.
Sempre proiettato in avanti (o meglio, sempre proiettato verso i problemi che arriveranno), non ho una grande capacità di vivere appieno il “qui ed ora”.
Solo quel mare e quelle rocce ormai lontane (ma a cui sempre ritorno), mi placano.
Ma se a volte è difficile capire quando qualcosa di buono ci capita tra le mani, allora ogni tanto è bene fermarsi a guardare indietro per capire la strada che abbiamo fatto.
Nel loro piccolo, le tanto odiate/amate classifiche di fine anno servono anche a questo: a ricordare i momenti (in musica) dell’anno passato e rivalutarne la caratura, ma soprattutto il valore che hanno avuto per noi certi album. Certo, essendo così recenti magari non possono aver già scavato un segno indelebile dentro di noi e sicuramente altri verranno, nel tempo (anche breve), dimenticati.
Ma “riascoltare” il recente passato potrà servire, se non altro, a fare un sunto emotivo dell’anno che sta per terminare. Perchè alla fine sono proprio le emozioni (intese nel senso più ampio del termine) che fanno di noi quello che siamo.
Eccovi la mia Top 10 del 2018.
10. Montero – Performer
Passato un po’ inosservato, il nuovo album dell’eclettico artista (disegnatore e fumettista) Ben Montero è un bellissimo e dolce viaggio nel mondo psichedelico del musicista australiano.
9. Kurt Vile – Bottle It In
Il posto per Kurt Vile in questa classifica è, per me, un meritato premio alla costanza. Bottle It In è sicuramente un ottimo album, ma quello che sorprende è la capacità di Kurt, ormai da anni (siamo all’ottavo album…), di non abbassare mai l’asticella della qualità. E di questi tempi è cosa davvero rara.
8. Barbarisms – West In The Head
Nuovo album per il terzetto svedese e nuovo tassello di una discografia sempre più sostanziosa. Al netto dell’entusiasmo (più che giustificato) generato dal loro primo album, questo terzo lavoro è forse il loro disco migliore. Complimenti Nick, Tom e Robin.
7. Big Red Machine – s/t
Aaron Dessner e Justin Vernon si uniscono dopo l’ormai rodata esperienza del festival di Eau Claire e danno vita ad un album pieno di collaborazioni e sperimentazioni. L’ottima riuscita era prevedibile, ma il risultato merita di essere ascoltato e ricordato.
6. Adrianne Lenker – abysskyss
Quest’anno ci sono stati molti artisti che, lasciata per un attimo in disparte la band di appartenenza, si sono dedicati ai loro progetti solisti. Tra gli altri spicca il nuovo album di Adrianne Lenker, splendida voce dei Big Thief. Un disco più asciutto e folk, capace di emozionare sin dal primo ascolto.
5. Haley Heynderickx – I Need To Start A Garden
Il debutto sulla lunga distanza della cantautrice di Portland è una attesa fortemente ripagata. Di lei vi avevamo parlato anni fa per un ottimo EP che ce la fece conoscere. Ora è diventita (meritatamente) un po’ più famosa. E per il futuro crediamo possa ancora darci molte soddisfazioni.
4. Phosphorescent – C’est la vie
Sicuramente sono di parte. Ma il nuovo album di Matthew Houck dopo ben 5 anni da Muchacho (per me numero uno nel 2013) mostra come il progetto Phosphorescent non sia morto e che, proprio insieme al suo ideatore, stia cambiando nel tempo accompagnando Matthew nella sua evoluzione di vita.
3. Courtney Marie Andrews – May Your Kindness Remain
Disco country dell’anno, sì. Ma sarebbe limitativo restringere il nuovo lavoro di Courtney Marie Andrews ad un genere. La cantautrice statunitense (già al settimo album) sfodera un’altra gemma dopo l’ottimo Honest Life, forse un po’ più standard nelle sonorità ma bellissima e piena di “gentilezza”.
2. Soap&Skin – From Gas To Solid/You Are My Friend
Dopo 9 anni dall’esordio, Anja Franziska Plaschg torna con un vero e proprio album. Raffinata composizione per un disco che, seppur malinconico e dal retrogusto amaro, è capace di alleviare ogni dolore e riappacificare con il mondo. Un paesaggio di montagna innevato, il mare d’Inverno: questo è From Gas To Solid/You Are My Friend. Bellissimo.
1. Grimm Grimm – Cliffhanger
Koichi Yamanoha arriva in questo 2018 con il secondo album del progetto Grimm Grimm. Tra dreampop e folk, Cliffhanger è un disco che cattura sin dal primo ascolto. Rassicurante ma al tempo stesso straniante, pieno di calore ma anche di momenti cupi: le ballad (splendida la title track con la voce di Dee Sada) e i pezzi più dreamy come Take Me Down To Coney Island (da lacrime) sono tutti splendidamente amalgamati in un disco che spero possa sorprendere ed emozionare tutti voi.