Quando eravamo ragazzi (ma anche da più grandi, benchè molto meno) ce l’abbiamo avuto tutti l’amico un po’ pazzo, un po’ fuori luogo, che se ne fregava completamente dei modi di fare ben educati e che andava in giro con una spilla autoprodotta con scritto “ti sborro in faccia”. Voi no? Ok, ora forse vi starete chiedendo con chi uscissi da giovane. Lasciate stare.
Se vi mancano queste amicizie, mandate una mail al canadese Mac DeMarco e chiedetegli di fare un giro. Nel frattempo magari vi racconterà anche del suo nuovo disco, Salad Days.
Beh, da una persona che definisce il proprio stile come “jizz jazz” non possiamo aspettarci che una buona dose di ironia e il fatto di non prendersi troppo sul serio. Come quando dopo l’uscita del suo buonissimo (e molto apprezzato dal pubblico) secondo lavoro in studio, 2 (2012), si meravigliò del fatto che un suo show a Londra fosse andato sold out. Breve nota: la venue era una specie di scantinato ad East London con una capienza di poco più di 200 persone.
Insomma, questo è solo un piccolo aneddoto (ma ce ne sarebbero molti altri), che sottolineano come il musicista canadese non faccia del marketing e della propria immagine il fulcro dei propri pensieri. Ma è forse proprio questa genuinità e quest’aria da giullare che fanno di Mac DeMarco un artista estremamente interessante.
Come interessante è stata la sua produzione fino ad oggi e come ancora più riuscito sembra essere questo nuovo disco. Salad Days è più completo e più maturo delle precedenti produzioni. Mantiene quella scanzonatura di grande sapore lo-fi e tutto quel mix di folk, country, dream con una buona dose di psych-pop che caratterizzano lo stile dei dischi precedenti.
Ma ancora di più in questo ultimo album la capacità di questo artista di mescolare così tanti riferimenti e generi sembra funzionare alla perfezione. Pezzi come il singolo Passing Out Pieces, l‘ottima ballad “”psych-folk” Treat Her Better o la bella Blue Boy sono canzoni di grande impatto, che si inseriscono in un disco dal livello medio estremamente alto.
E diciamola tutta: se non conoscessimo le “peculiarità” del carattere mattacchione di Mac, ascoltando questo disco avremmo la percezione di avere a che fare un artista navigato e pienamente conscio delle proprie potenzialità: Let Her Go, su tutte, mostra appieno questa consepevolezza che, a mio avviso, il nostro artista ha davvero trovato nella realizzazione di questo nuovo album.
Ma Mac DeMarco è fuori dalle normali logiche dello showbiz, anche di quello “indie”. Ed è bello che sia così. Come certi amici, che magari non sono proprio come te, ma che ti hanno fatto divertire come pochi altri con il loro modo non curante di prendere ogni aspetto della vita.
P.S. quello della spilla se non sbaglio è finito in Norvegia.
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