Piangere è la prima cosa che facciamo quando veniamo al mondo. Ma se quelle prime lacrime sono dovute alla meccanica dell’espansione degli alveoli polmonari in seguito alla prima immisione di aria (sezione TRISTE© for science), nel crescere il pianto è comunemente associato alla sfera dei sentimenti.
In genere lo leghiamo alla tristezza, al dolore. Ma il pianto è in verità sintomo di qualcosa che ci ha toccato molto. Anche la gioia, se grande, può portare al pianto.
Certo è che le lacrime su un viso felice sono un’immagine particolare. Qualcosa di agrodolce, che comunque porta con se un po’ di malinconia. E a noi la malinconia piace un sacco.
Tears of joy.
E lacrime di gioia sono quelle che abbiamo noi ascoltando il nuovo disco dei Barbarisms, Browser, in uscita nei prossimi giorni per la neonata etichetta romana A Modest Proposal (vi ricordate di Jonathan Swift?).
Della band svedese composta dal songwriter statutinitense Nicholas Faraone, da Tom Skantze e da Robin Af Akenstam vi abbiamo già parlato varie volte: da quella nostra prima recensione di due anni fa sono successe tante cose. Il terzetto ha conquistato i cuori di tanta gente e il loro rapporto con l’Italia è cresciuto sempre di più, portandoli ad un “trionfante” tour nella nostra penisola.
Ora sono tornati con un disco che riparte da quel loro esordio ma proietta la band verso un sound più variegato e maturo. C’è ancora il songwriting lo-fi dalle venature folk che ce li ha fatti conoscere. Ci sono le atmosfere che tanto amiamo di questa band, che viaggiano tra la malinconia di occasioni perdute e la voglia di guardare avanti di una autostrada che si staglia nelle praterie americane.
Come in uno dei miei pezzi preferiti, Eternal Recur (tears of joy, appunto), o nei due bei singoli che hanno anticipato l’uscita del disco, I Have Not Seen You In Days e Haviest Breather (che apre il disco), quest’ultima spezzata tra una prima parte più cupa ed una seconda certamente più solare (almeno per quanto riguarda la melodia).
Ma ci sono anche delle novità: le atmosfere quasi beatlesiane (con i dovuti rispetti) di Lost Position, una ballad come Prison Rules o il continuo climax (mai raggiunto, come in una infinita rincorsa) di Rico Of The White Nights.
Nonostante in Scandinavia il tempo non sia clemente (“The Winter ends here in July”, come dice Nicholas) i Barbarisms riescono sempre a riempire di luce i propri pezzi, anche dove i testi sembrano celare qualcosa di più cupo.
Come in Ice Storm #2 (il cui titolo inizialmente era 5 Minutes), in cui i vari personaggi cercano una tregua dalle cose e dalle persone che (magari a ragione) assillano le loro vite. O semplicemente vorrebbero poter rimanere da soli (“for 5 minutes”) per poter pensare a loro stessi. Tale mood è controbilanciato dalle atmosfere rarefatte, quasi dreamy, che fanno scivolare l’ascoltatore come in un lontano ricordo.
E poi c’è Older Than Birds (qui torniamo al folk) che insieme alla citata Ice Storm #2 è una delle vere gemme di questo album: un pezzo da veri brividi e sì, lacrime di gioia. Perchè ti arriva dentro e ti fa venir voglia di cantare a squarciagola, lanciato con i finestrini aperti verso il tramonto.
A tenere insieme tutto ci sono i testi di Nicholas. Che ancora più che nel precedente lavoro sono vicini a componimenti poetici, sia per la forma che per i contenuti che, pur facendo rifermento a persone, fatti e situazioni, spesso giocano il ruolo di evocative pennellate, di piccoli dettagli e frammenti, che insieme vanno a comporre il quadro generale della canzone.
Certo non è nuova la passione di Nicholas per la letteratura, e per la poesia in particolare, come ci ha rivelato lui stesso in una intervista da poco rilasciata a noi di TRISTE© e apparsa sulle pagine di D.A.T.E. Hub (vedi link sotto). Questa passione è fonte di continui riferimenti, come i bellissimi (e malinconici) versi che chiudono Eternal Recur, adattati da Tintern Abbey, componimento di William Wordsworth: “I used to feel more like a man flying from what he dreads // Than one who just went after what he loved”.
La band di Stoccolma sarà in Italia per promuovere il nuovo disco. Noi li aspettiamo. Come si aspettano degli amici che non vediamo da tanto tempo (I Have Not Seen You In Days), ma che sono rimasti sempre con noi.
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