Credo sia chiaro a tutti che l’ultimo disco di Sun Kil Moon/Mark Kozelek sia destinato a lasciare un segno in questo 2014. Un anno dalle aspettative altissime che dovrebbe anche partorire gli ultimi sforzi di Mark Everett e Jeff Tweedy. Insomma il meglio del meglio.
Non ho citato questi due artisti a caso: sono entrambi americani ed entrambi hanno in comune con Kozelek una sorta di sinceritá/purezza d’animo che rende gli ascoltatori piú appassionati, dei fanatici con le bende agli occhi. Tipo me.
Certamente tutti americani (Kozelek ha un accento americano talmente forte che negare di esserlo sarebbe come se i 99 Posse facessero finta di essere valdostani), come Elliott Smith, perché oltreoceano sembra che sia piú facile essere cosí, senza mezze misure.
Benji ricorda in molti passaggi uno dei piú grandi dischi della storia, quel Nebraska in cui Springsteen regalava emozioni autentiche e struggenti. Troppo evidenti i richiami in canzoni come Truck Driver per rimanerne inconsapevoli, cosí come in Dogs in cui l’incalzare liturgico di liriche ripetitive ci lascia implodere lentamente.
Le 11 canzoni presenti nell’album sono tutte piccole storie, raccontate con calore in una sorta di loop ripetitivo che mette in luce la grandissima operazione messa in atto da Kozelek: aprirsi al mondo in una sorta di seduta terapeutica in cui l’analista é il suo pubblico.
Riesce a farlo sempre con stile, con una posizione che sembra quasi oggettiva ma che non prende mai le sembianze di distacco. I Love My Dad, Jim Wise, Richard Ramirez Died Today of Natural Causes sono evoluzioni monotone che vanno di pari passo con le liriche, ma é quando il ritmo cambia, quando si inseriscono certi semplici riff che il tutto assume uno slancio vitale. Come quello che viene introdotto in Micheline, “..she wanted love like anyone else..” anche se si parla della sua “Grandma was diagnosed at 62” e dei suoi figli che le stettero vicino.
Si finisce con Ben’s My Friend, un inno alla paura di morire, all’inerzia, all’essere passivi di fronte alla realta’ delle cose, fino al punto in cui ritrova Ben. E ridono, e tutto torna a posto.
La vita é una lunga e tenera estate, una di quelle che porta con sé tante storie, tante esperienze, ma la cosa piú importante, é viverla, questa lunga e tenera estate. Parola di Mark Kozelek.
Voto 8. Psicoterapia in musica.
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