Sufjan Stevens – Carrie & Lowell

Cominciare una nuova vita può significare molte cose. Svegliarsi alle 7 del mattino per andare a comprare croissants, pains au chocolat e brioches au sucre, potrebbe non essere un inconveniente, tutto sommato. Non, come ad esempio, trovarsi nel mezzo della strada a chiedersi dove si trovi il Boots più vicino, dove sia il posto più carino dove fare il brunch, l’afternoon tea. Capire dove servano le migliori ales.

I should have known better, nothing can be changed, the past is still the past, the bridge to nowhere“.

E mi risveglio a Lourmarin, nella dolce valle del Luberon, direzione Marsiglia. Nelle orecchie il nuovo album di Sufjan Stevens, senza dubbio uno dei più grandi artisti della sua generazione. Cito un Tumblr che ha colto nel segno creando il motto: “between hipsters and god there is Sufjan Stevens“.

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Vivevo a Firenze quando lo scoprii, una decina di anni fa. Mi domando se a volte le cose abbiano un corso spontaneo o se siamo noi a volerci stupire delle coincidenze. “How did this happen?”.

Carrie and Lowell erano rispettivamente la madre ed il patrigno di Sufjan. Carrie è una referenza continua nelle opere si Sufjan, fin dai tempi della struggente e meravigliosa Casimir Pulaski Day (la canzone parte a 1:02 e se ve lo state chiedendo, no, non sta indossando una t-shirt TRISTE©!). La canzone che mi ha fatto adorare l’uomo Sufjan oltre che l’artista, quella che ha fatto nascere il mio amore per la sua musica.

Nelle sue opere i riferimenti a fatti personali, o di cronaca, sono ricorrenti, è attorno a questi che ruota la creazione delle musiche e delle liriche. Come le referenze religiose: “still I pray to what I cannot see” (Eugene).

Verrebbe da pensare che sia uno degli artisti più consapevoli mai visti, date la trascendenza della sua musica e della sua attitudine; guarda dritto verso il cielo ed affronta con delicatezza, a volte disillusione, a volte rassegnazione, domande esistenziali : “Everything I see returns to you somehow, Should I tear my heart out now?” (The Only Thing).

Poi arriva No Shade in the Shadow of the Cross e viene da chiedersi  come sia possibile affrontare certe parole: “drag me to Hell in the valley of The Dalles, like my mother, give wings to a stone, it’s only the shadow of a cross“. È solo l’ombra della croce, che ti fa gelare il sangue, like a stone.

Cominciare una nuova vita può significare anche passare oltre quella che è appena finita. “Raise your right hand, tell me you want me in your life, or raise your red flag, just when I want you in my life“. Perchè il passato è sempre il passato, the bridge to nowhere, ed il futuro non è poi cosi male, parola di Sufjan.

8 pensieri su “Sufjan Stevens – Carrie & Lowell

  1. Sono un malinconico per vocazione e mi sa che lo sei stato sempre anche tu, sebbene tra singhiozzi di facile entusiasmo che sai benissimo a cosa ti serve.
    La vita può cambiare, è meglio a volte, anche se a cambiare, in realtà, è solo ciò che scorre dietro il finestrino: sul treno ci sei tu; e il treno segue te, Giaky.
    Sarai sempre te a fare la strada, e le persone a bordo le scegli tu. Chi deve scendere lascerà posto a nuove valigie, a nuovi sguardi, a nuove risate che riempiranno il tuo treno. Gli amici veri sono sul tuo treno da un pezzo e anche se sono quasi sempre in un altra carrozza, o in silenzio a guardare anche loro fuori da quel finestrino la vita che cambia, non lasceranno mai il tuo treno.

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