Psychic come lo stato mentale che bisogna usare per poter mixare con successo elettronica, jazz, blues, funky e dubstep. Ma Nicolas Jaar sembra non interessarsene troppo, visto che in questo album creato in collaborazione con Dave Harrington, riesce ad immergersi in uno stato psicotico-creativo per 8 canzoni di fila senza fermarsi mai.
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Anna Calvi – One Breath
Beh, dopo una settimana passata al fianco di due persone che cantano a squarciagola canzoni neo-melodiche napoletane per almeno 3 ore al giorno, non avrei potuto chiedere di più dalla vita che una nuova release di Anna Calvi.
Parlare di Anna mi fa pensare a tante cose: il concerto che ho perso alla Wilton’s Hall (sold out in un battito di ciglia); lo stupendo live che mi ha regalato a Glastonbury 2011 (John Peel’s stage – ne esistono altri?); ma soprattutto la mia scarsa affinità con l’universo del gentil sesso legato indissolubilmente alla poesia saffica (e non solo). Già, perchè, caso più unico che raro, questa volta mi pare che l’amore venga ricambiato – non come quella volta in cui dichiarandomi ad una amica della mia coinquilina, feci un’immane figura di merda.
Haim – Days Are Gone
Il trio US-indie più trendy del 2013 arriva finalmente all’atteso esordio su lunga distanza. Alcuni le ricorderanno come vincitrici del BBC sound of 2013, altri per le stravaganti uscite da Letterman, io principalmente per averle viste aprire Maccabees e Florence and the Machine quasi un anno fa.
Già dai tempi del sound of.. ho sempre avuto delle riserve sul trio losangelino (non ne ho certo fatto segreto) e devo dire che questo LP non le ha attenuate.
Factory Floor – Factory Floor
How do you define a great album? In 2013, a great album shouldn’t be from a ginger singer, that’s it (cit.)
Rosci o no, Factory Floor nel 2013 è già sinonimo di grandissima qualità, proprio quella che esce da ogni singola nota prodotta, aspettata, centellinata. Il suono di questa band è il risultato di un’alchimia rara, venuta al mondo mescolando attualità, modernismo e passione nei dettagli, perchè ogni singolo suono è sospeso in un equilibrio precario ma il risultato finale è una stabile e robusta miscela che funziona alla perfezione.
Babyshambles – Sequel to the Prequel – 2013
Quando scopro che l’artwork è stato affidato a Damien Hirst (senza dubbio ipervalutato ma al contempo eccezionale artista contemporaneo), capisco di essere un po’ invidioso della vita di Pete Doherty. Ok, magari no.
Sequel to the Prequel arriva un po’ come un fulmine a ciel sereno, dopo una pausa durata ben 6 anni e soprattutto arriva con un bel po’ di pregiudizi, come è normale che sia. I Babyshambles sono da sempre stati considerati una band marionetta nelle mani di Peter (eh si, adesso vuole farsi chiamare così), e non hanno mai smesso di essere considerati dei Libertines B. Fino ad oggi.

![cover_[plixid.com]](https://tristesunset.com/wp-content/uploads/2013/10/cover_plixid-com.jpg?w=400&h=400)


