Credo fosse un pomeriggio di sabato, nell’inverno del 1976.
Mio padre, come abitudine, dopo un riposo postprandiale, si era svegliato e sorbiva nel letto il suo caffè. Faceva freddo. Mi infilai veloce sotto le coperte, dopo essermi, naturalmente, tolto le scarpe. Accendemmo il piccolo televisore grigio, l’unico che c’era in casa (in rigoroso bianco e nero), appoggiato allo sgabello a fianco del lettone. Appena l’apparecchio si fu scaldato, apparve l’immagine di Cino Tortorella (non più nei panni del Mago Zurlì) e cominciammo a guardare lo Zecchino d’Oro.
Sarà stata la persiana abbassata, la sola luce fioca proveniente dal televisore, il tepore del letto e la totale mancanza di un motivetto che potesse essere ricordato, ma ben presto fui preso dal torpore e credo che finii per addormentarmi nel lettone dei miei genitori.