Nomen omen.
Sì, c’è tanta, tanta America in questo disco di Will Graefe uscito per Pretty Purgatory, intesa come spazi rurali immensi, vallate, il mare come meta finale ma che sembra non arrivare mai, chitarre “Americana” a iosa.
Nomen omen.
Sì, c’è tanta, tanta America in questo disco di Will Graefe uscito per Pretty Purgatory, intesa come spazi rurali immensi, vallate, il mare come meta finale ma che sembra non arrivare mai, chitarre “Americana” a iosa.
È un afa lisergica quella che si diffonde qui nel profondo sud, una coltre densa che ricopre ogni cosa velando la percezione e rendendo tutto un po’ sfuggente.
Impossibile non rimanerne vittima, non resta che adattarsi e cercare di restare quanto più lucidi e concentrati in attesa che il sole perda almeno in parte il suo incombente vigore.
Vieri Giuliano Santucci per TRISTE©
Che le ore più buie siano quelle prima dell’alba si ripete ormai da secoli.
Il primo a lasciarne traccia sembrerebbe sia stato, nel 1650, il teologo e storico inglese Thomas Fuller, che scriveva “It is always darkest just before the Day dawneth”.
Di più recente scoperta è, invece, il fatto che proprio prima della sveglia possano verificarsi i sogni più strani e reali. Talmenti vividi da essere, a tutti gli effetti, considerati allucinazioni.
A fare una summa di tutto questo ci ha pensato Ainsley Farrell.
Vorrei prevenire ogni vostro possibile dubbio, ogni vostra lamentela: lo so anche io che non si scrivono recensioni in un momento di rabbia, né sull’onda dell’indignazione. Non l’ho mai fatto, ma spesso ne ho avuto la tentazione.
Questa volta, però, facendo mio l’arcinoto adagio di O. Wilde, secondo il quale si può resistere a tutto ma non alle tentazioni, mi lascio andare.
E’ da qualche settimana che in rete si parla del giovane francese Raoul Vignal. E se ne parla piuttosto bene. All’Attimo Fuggente uno dei suoi brani l’abbiamo scelto come singolo della settimana e le recensioni che si trovano in giro sono tutte piuttosto positive.
Qual è il problema allora, direte voi?
Quando ero bambina ricordo che insieme a mio fratello passavamo interi pomeriggi a progettare e erigere vere e proprie fortezze.
Spostavamo i letti, prendevamo tutti i cuscini di casa e qualche peluche per definire l’altezza del feudo e con lenzuola e coperte creavamo passaggi segreti e tetti del nostro impero.
Immaginavamo persino di avere il perimetro circondato da un fossato pieno di coccodrilli per ostacolare gli assalitori e ogni volta che dovevamo uscire ci affidavamo al nostro solido e ben costruito ponte levatoio interamente creato da morbini cuscini in piuma d’oca.
Quando si è piccoli si ha una fantasia dolce e bizzarra.