GREY \\ WATER – LOVE EP

GREYWATER_LoveEPArrivato a questo periodo dell’anno, sistematicamente, rallento ogni mia attività: quello che normalmente farei in un’ora ne richiede tre, quello che avrei fatto in una mattinata di lavoro mi porta via due giornate.

Sarà la stanchezza accumulata, sarà la voglia di abbandonare questa città invivibile (quantomeno d’estate) e tornare a casa (al mare). Sarà il caldo. Il caldo: sembra tutto rarefatto, come in un sogno.

Ma almeno una cosa l’ho imparata: quando cercate una casa l’unica cosa che conta è che ci siano finestre che si affacciano su lati diversi così la sera potete aprirle e fare corrente.

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Michael Head & The Strands – The Magical World of the Strands

Francesco Amoroso per TRISTE©

Una delle cose più belle della Londra di fine anni novanta era la possibilità di entrare in un qualsiasi negozio di dischi (fosse Rough Trade, un lercio buco di usati a Soho o una delle grandi catene che letteralmente infestavano ogni angolo della città) e frugare tra i cd a basso prezzo, sperando di trovare qualche piccolo capolavoro dimenticato.

All’inizio della primavera del 1999, in quel di Londra, la mia principale occupazione nel tempo libero era proprio quella e, in una polverosa scatola di un sotterraneo di un non meglio precisato Tower Records, mi imbattei in un singolo di Michael Head And The Strands che si chiamava Something Like You (a 99p!). Fu, per me, una scoperta emozionante.

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Natalie Prass – Natalie Prass

My Baby Don’t Understand Me.

Vi avevo mai detto qual’é la cosa che in un batter di ciglio mi fa alzare dalla sedia e gridare al miracolo? Sono i fiati nei pezzi pop. Quelli che ad esempio amava usare Arthur Lee, genio indiscusso del pop psichedelico.

Sara’ il fatto che non sto facendo niente oggi al lavoro o sara’ il fatto che ormai mi dividono due o tre settimane dal trasferirmi nel sud della francia, a me questo disco di Natalie Prass piace da matti.

ntalie prass

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Arcade Fire @Earl’s Court Exhibition Centre – London 6-06-2014

Difficile definire una serata del genere. Da un lato, perché mi ha regalato emozioni talmente forti e profonde che mi trovo quasi in imbarazzo a descrivere (cercherò col sarcasmo di evitare di esprimerle appieno); da un lato, perché in più di un’occasione, ma soprattutto alla fine del live, si è avuto l’impressione di essere parte della storia. Un po’ come essere a Wembley nell’86 per i Queen o giù di lì. (Si, sono stato un fan dei Queen a suo tempo, poi ho conosciuto Billy Corgan e Kurt Cobain).

On top of that, non succede molto spesso di trovarsi in un palazzetto storico, con 20,000 persone a sostenere una band – La Band – sapendo che potrebbe essere l’ultimo live di sempre all’ECEC.

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Cloud Nothings – Here and Nowhere Else

A qualcuno potrá sembrare strano, ritrovarsi ad ascoltare noise-indie-rock in un blog che recensisce principalmente indie-folk, ma é solo frutto della nostra schizofrenia.

Siamo due teste ed ognuna ne ha una molteplicitá pericolosa. Io sono quello a cui piace il grunge e l’elettronica; l’altro é quello che ama i Pink Floyd. Giá, perché per me la psichedelia é esistita solo nella triade californiana Grateful Dead, Love, Jefferson Airplane.

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